ROMA. Hanno un forte attaccamento alla terra d'origine, ma continuano a cantare in inglese con le sonorità tutte loro (e del resto ascoltano dal post-rock all'hip hop) che li hanno portati alla ribalta di X-Factor 9. In agenda un album e nel 2017 in giro tra la gente per tanti live. Sono giovani e decisi gli Urban Strangers, al secolo Gennaro Raia, il biondino scatenato, nato a Pollena Trocchia nel 1995, che ora vive a Somma Vesuviana, e Alessio Iodice, il moretto intenso, sempre 1995, nato a Massa di Somma e anche lui ora stabile, si fa per dire, a Somma Vesuviana. Campani insomma, e con forti radici nel loro territorio. Lo raccontano in un'intervista a margine del festival di Giffoni, dove si sono esibiti nell'ambito del bel programma del concept Campania Sound Experience a cura di Giulio Di Donna. «Il successo dopo il secondo posto ad X-Factor? Noi vogliamo vivere il nostro mondo parallelo - dicono all'unisono - fare le nostre cose, puntare sui live nella nostra terra come qui a Giffoni, avere il contatto diretto con il pubblico. È quello che ci piace di più e questo vogliamo fare». Che cosa vi aspettate dal futuro? «Stiamo lavorando all'album - aggiungono Alessio e Gennaro, che prima di rispondere si guardano sempre negli occhi - uscirà a breve, quest'anno, in autunno. Avrà il classico iter, prima il singolo, poi gireremo per la promozione e nel 2017 un tour in giro per l'Italia, ma soprattutto qui nella nostra terra. È importante per noi il senso di appartenenza geografica. Andremo ovunque, piazze, teatri, piccoli e grandi locali, il contesto è relativo». Però cantate in inglese? «Sì, sì. E non abbiamo per ora nessuna intenzione di passare all'italiano. Non ci viene proprio, la nostra musicalità si esprime in inglese, è in quella lingua che troviamo l'ispirazione migliore». Con l'inglese quindi niente Sanremo? «No infatti, non si può andare a Sanremo con una canzone in inglese. E per ora noi non vogliamo proprio cambiare, quindi niente Sanremo. A cantare in italiano non abbiamo mai provato davvero, ci affascina ma ci sembra anche di cadere nella banalità, cantiamo quello che ci viene naturale». «Anche il contesto deve essere legato a quello che facciamo, non il contrario. X-Factor in questo senso è stato un passaggio. Noi non guardiamo i talent, in un talent ci siamo ritrovati. Ci siamo ritrovati catapultati nel mondo e siamo cresciuti velocemente. Abbiamo capito meglio quello che volevamo raccontare e il modo in cui volevamo farlo. Questa sorta di percorso psicologico e musicale lo abbiamo messo nell'album nuovo». E cosa ne pensate della giuria di X-Factor di quest'anno? Si scambiamo uno sguardo interdetti: Arisa, Fedez, Alvaro Soler, Manuel Agnelli... «Ecco si Manuel Agnelli lo stimiamo, è molto preparato».