ALTAMURA (BARI). Nell'antico canalone di Lamalunga forse fu travolto dalle acque e fu scaraventato, attraverso un pozzo, a 30 metri di profondità, nella sala principale della grotta. Una successiva piena lo trasportò in un ramo secondario dove rimase incastrato tra le stalattiti. L'acqua lo sommerse e ben presto sul suo scheletro si formarono concrezioni. Oppure è finito nella grotta mentre cacciava qualche preda perchè spesso i pozzi carsici si trasformavano in trappole naturali per animali e uomini. Come finì nella grotta dell'alta Murgia rimane ancora un affascinante mistero ma il suo volto, il volto dell'Uomo di Altamura, non è più un segreto: è stato svelato al mondo grazie alla ricostruzione a grandezza naturale dello scheletro, realizzata sulla base di una analisi rigorosamente scientifica dai paleo-artisti olandesi Adrie e Alfons Kennis, fratelli gemelli, fra i più qualificati al mondo in ricostruzioni paleoantropologiche, in un mix di dati scientifici e interpretazione artistica. L'Uomo di Altamura ha un corpo tarchiato, il bacino largo, una statura non elevata - circa 1 metro e 65 cm - la fronte sporgente, il cranio allungato posteriormente, il naso molto grande, anch'esso forse dovuto ad un adattamento alla penultima glaciazione. Lo scheletro del Neanderthal arcaico (reperto unico al mondo per completezza) è stato sottoposto ad una ricostruzione iperrealistica, con tanto di capelli lunghi e scuri, baffi e barba incolta. Non solo: è stata anche mostrata la ricostruzione 3D del cranio, estratto virtualmente dal suo scrigno carsico. Finora era a disposizione solo la parte frontale, così come lo scheletro è incastrato. Ora, senza spostarlo, è stato ricostruito al computer tutto il cranio. «L'intera ricostruzione è totalmente ispirata alle informazioni raccolte finora dagli scienziati. Siamo solo all'inizio di un percorso», ha detto il paleoantropologo Giorgio Manzi della Sapienza Università Roma, che con il professore David Caramelli dell'Università di Firenze coordina le ricerche sul mistero dello scheletro fossile scoperto da speleologi altamurani e baresi nel 1993 e ancora incastrato nella roccia. L'obiettivo è riuscire a 'liberare' gli unici resti di scheletro umano intero del paleolitico. «Portarlo in superficie - ha detto il professore Caramelli - è il modo per conservarlo meglio e completare gli studi». Un primo e unico frammento dello scheletro, estratto fisicamente nel 2009 da una scapola, ha consentito di raccogliere dati sul Dna, quantificare alcuni aspetti sulla morfologia e collocare cronologicamente l'Uomo di Altamura in un intervallo finale del Pleistocene Medio compreso tra 172 e 130mila anni. È dunque un «antico» Neanderthal: non c'è nulla di altrettanto completo come l'Uomo di Altamura nella documentazione paleoantropologica mondiale.