Succhi di frutta, aranciate, energy drink non sono un toccasana per la salute: già da tempo medici e ricercatori mettono in guardia i consumatori da un'assunzione smodata. Ma una nuova ricerca, pubblicata su huffingtonpost.it, fotografa i rischi reali: quasi 184mila persone ogni anno correrebbero il pericolo di morire di patologie collegate ad un consumo eccessivo di bevande zuccherate. È quanto è emerso da un nuovo studio, il primo ad indagare gli effetti sulla salute su scala mondiale. "Deve essere una priorità ridurre o eliminare del tutto queste bevande dalla nostra dieta", ha affermato l'autore Dariush Mozaffarian, della Tufts University in Massachusetts. La ricerca, pubblicata sulla prestigiosa rivista scientifica "Circulation" dell'American Heart Association, è basata su una complessa analisi statistica che prende in considerazione le abitudini alimentari e le cause di mortalità in circa 51 paesi. I dati sono stati poi incrociati con quelli riguardanti i trend di consumo e la disponibilità di zucchero nel mercato. Secondo il quadro emerso, circa 133mila morti al mondo ogni anno sarebbero causate da diabete di tipo 2, 45mila decessi sarebbero dovuti a malattie cardiache, 6450 a tumori. E il rischio di sviluppare queste patologie sarebbe collegato, secondo gli studiosi, proprio al consumo eccessivo di drink zuccherati. "Quasi 20 paesi hanno le stime più alte di morti causate dalle bevande, almeno 8 si trovano in America latina e nei Caraibi", spiegano i ricercatori. Il Messico, con più del 10% della popolazione che soffre di diabete, è il posto in cui la dipendenza da questi drink è più forte: circa il 30% dei decessi di persone sotto i 45 anni sarebbero collegabili a questa abitudine alimentare. In Giappone, invece, si consuma meno zucchero in assoluto: il tè non zuccherato è la bevanda più popolare. Secondo l'American Diabetes Association, in una bevanda zuccherata come la Coca Cola possono esserci in media 10 cucchiaini di zucchero ed è proprio per non correre il pericolo di sviluppare il diabete che bisognerebbe moderarne il consumo. Nonostante i ricercatori non abbiano ancora individuato un rapporto di causa ed effetto tra assunzione e morte, hanno delineato un rischio che preferirebbero che le persone non corressero.