PALERMO. Giunge a conclusione il Progetto Caulerpa sulla presenza dell’alga aliena della specie Caulerpa lungo le coste meridionali della Sicilia e sulle specie aliene nel Mediterraneo centrale. Presentati questa mattina dal direttore Francesco Licata di Baucina, dall’assessore regionale all’ Ambiente Maurizio Croce e dagli esperti di ARPA Sicilia, CNR e ISPRA, i partner del progetto, i risultati del monitoraggio compiuto in questi due anni e mezzo di attività. Una tavola rotonda ha approfondito il tema della bio-invasioni nel Mediterraneo, un fenomeno allarmante – hanno sottolineato gli esperti che vede oltre 800 specie aliene ormai censite, la Turchia e l’ Egitto i paesi più impattati. Per quanto riguarda le cause che hanno scatenato dal 2006 ad oggi la presenza di caulerpa, ed il suo impatto negativo sull’ ambiente e sull’ economia ittica, tutti d’ accordo nell’ affermare che queste sono legate alle attività umane, il traffico di grandi navi innanzitutto, le acque di zavorra ed i microorganismi incrostanti delle chiglie delle imparcazioni in ingresso da Suez e Gibilterra. “Ribadiamo il messaggio che il fenomeno del proliferare dell’ alga caulerpa, nelle sue specie presenti racemosa e taxifolia lungo le coste sud orientali siciliane, non è del tutto rientrato, permane ma non presenta caratteri di allarme al momento – ha spiegato il direttore dell’ Arpa Sicilia Licata di Baucina – come dimostrano i monitoraggi effettuati lungo le aree più impattate della costa ragusana e a largo di Lampedusa. Ma un mare pulito e meno impattato dalla pressione antropica sono la migliore garanzia che il fenomeno non ritorni a presentarsi in misura massiccia come negli anni passati riscontrato dai pescatori. Inoltre, utilizzando gli strumenti economici forniti dalla Marine Strategy, in convenzione con il ministero per l’ Ambiente, riusciremo a garantire la continuità dei monitoraggi marini per controllare i fenomeni dell’ inquinamento sotto costa ed in mare aperto, di cui Caulerpa è stato il primo importante campanello d’ allarme in Mediterraneo”. Il progetto – Il Progetto Caulerpa nasce nel 2009, in risposta alle numerose segnalazioni dei pescatori delle marinerie del Canale di Sicilia che lamentavano la presenza di consistenti quantitativi di alghe non autoctone nelle reti, con conseguente grave disagio per il normale svolgimento dell’attività di pesca. L’alga responsabile del fenomeno è stata prevalentemente identificata in due specie: la Caulerpa taxifolia e la Caulerpa racemosa. La presenza nei fondali dell’isola di tali alghe era, da alcuni anni, frequentemente segnalata da biologi marini e subacquei. Il Dipartimento Regionale della Pesca Mediterranea, nel 2010, ha sottoscritto una convenzione con ARPA Sicilia per la costituzione di un “Partenariato istituzionale Aree Marino Costiere, Risorse alieutiche e attività connesse”, nell’ambito della quale ha affidato all’Agenzia lo svolgimento delle indagini ambientali sui fenomeni di diffusione di Caulerpa taxifolia e Caulerpa racemosa lungo le coste siciliane. Le aree oggetto d’indagine sono state individuate nel tratto del Canale di Sicilia compreso tra Porto Palo di Capo Passero e Capo Granitola, dove con maggiore frequenza è stata segnalata la presenza di Caulerpe. La campagna di comunicazione – Due convegni scientifici, insieme a quattro seminari di approfondimento rivolti ai pescatori e al popolo del mare presso le marinerie costiere di Scoglitti, Sciacca, Mazara e Termini Imerese, e le attività di animazione e informazione ambientale nei porti e in prossimità delle AMP, sono stati i momenti di divulgazione più partecipati previsti all’interno della campagna di comunicazione “Lasciamo che il mare rimanga una favola blu”. Lo scopo della campagna, sensibilizzare la cittadinanza, le associazioni dei pescatori e i bagnanti ad adottare buone prassi volte a salvaguardare l’ecosistema marino-costiero, ha portato alla realizzazione e diffusione del decalogo delle buone pratiche per la tutela degli organismi marini. I risultati e le raccomandazioni degli esperti – I primi risultati ottenuti dalle indagini effettuate da Arpa Sicilia (Struttura Territoriale di Ragusa) dal Cnr e dall’Ispra erano già stati anticipati in occasione del primo convegno nel mese di luglio. “Il progetto – ha spiegato Lucia Antoci, Direttore della Struttura Territoriale Arpa di Ragusa – ha affrontato diversi aspetti nella sua complessità, la conoscenza del fenomeno legato alla presenza di alga aliena Caulerpa racemosa e taxifolia, la proliferazione negli anni, l’impatto sulle popolazioni bentoniche e sulla pesca”. La zona più impattata dalla presenza di Caulerpa sembra essere circoscritta alla costa meridionale dell’isola. L’espansione della Caulerpa è dunque in fase regressiva, rispetto alle condizioni allarmanti denunciate nel 2009. I danni dell’alga aliena sono noti: la specie Racemosa produce tossine, crea anossia sui fondali, cioè assenza di ossigeno in quanto antagonista della posidonia oceanica, modifica le abitudini e le caratteristiche nutrizionali dei pesci, e riduce la capacità di recupero dell’ ambiente marino. L’Agenzia evidenzia, comunque l’azione di sensibilizzazione e diffusione, presso tutti gli utenti del mare, dei pericoli rappresentati dalle specie aliene che minacciano la salvaguardia dell’ecosistema marino e della sua biodiversità, e l’ adozione di buone prassi per il rispetto del mare.