Venerdì 27 Dicembre 2024

Le accuse di body shaming di Emma a un giornalista: sul caso interviene la politica

Emma con le calze a rete
Il look della serata di giovedì
 
Il look di venerdì: a destra Francesca Michielin
Il look della serata finale
Emma e Davide Maggio in una foto pescata dal Corriere e pubblicata con l’intervista

La politica non poteva restare fuori da un caso di vero o presunto body shaming, quello denunciato dalla cantante Emma Marrone, in arte Emma, per un commento non gradito dopo avere indossato le calze a rete a Sanremo. «Brava Emma Marrone, non sono gli uomini - scrive sui social Laura Boldrini, deputato del Pd e presidente del Comitato della Camera sui diritti umani nel mondo - a decidere come possono vestirsi le donne! Ognuna deve sentirsi libera di indossare ciò che vuole, senza rischiare di subire body shaming. Giudicare il corpo femminile è tra le forme più odiose di maschilismo». Un altro attestato di solidarietà arriva dallo stesso partito, ma stavolta da un uomo, il deputato Filippo Sensi, e soprattutto stavolta con motivazioni non proprio politically correct: «Ora direte gnegne e i maschi e i politici. Frega niente. AMO Emma Marrone, tutto quello che fa e come lo fa. A prescindere e pour cause», scrive su Twitter il deputato del Partito democratico. Ma che cosa ha indotto due parlamentari della Repubblica a intervenire a sostegno di Emma? Tutto inizia con il commento di un giornalista, Davide Maggio, sempre sui social. «Se hai una gamba importante eviti di mettere la calza a rete», dice con riferimento al look sfoggiato dalla cantante di Ogni volta è così. E non poteva scegliere momento e bersaglio più sbagliato il giornalista, perché Emma, che notoriamente non le manda a dire (basta cliccare qui per riguardare lo scontro con Rudy Zerbi ad Amici), stavolta ha una ragione in più per reagire, ovvero il testo della sua canzone, che punta l’indice sui luoghi comuni di cui sono vittime le donne (Ogni volta è così, siamo sante o puttane). Così Emma non si fa pregare e parte al contrattacco. «Buongiorno a tutti dal Medio Evo», commenta in una storia su Instagram. «Il body shaming con il linguaggio politically correct non so se è più imbarazzante o noioso. Ma non commentiamo questo. Mi rivolgo soprattutto alle ragazze, alle giovanissime. Evitate di ascoltare, di leggere commenti del genere, il vostro corpo è perfetto così com’è, dovete amarlo e rispettarlo e soprattutto vi dovete vestire come vi pare, sia che abbiate le gambe importanti o meno. Anche con le calze a rete abbinate a una bella minigonna, mostratele queste gambe importanti». Un attacco diretto che poi la induce a parlare del suo brano sanremese: «Questo mi fa capire - dice la vincitrice del Festival di dieci anni fa con Non è l’inferno - che la mia canzone, oltre che bellissima, è ancora necessaria, è ancora necessario parlare del femminismo e del rispetto delle donne. Quindi, mi raccomando ragazze non ascoltate questo genere di commenti e siate orgogliose del vostro corpo. Mostratelo per quello che è». E ancora, con incalzante pressione, «le persone si dimenticano che le parole hanno un peso specifico e c’è chi le sa reggere con ironia e c’è chi purtroppo dietro a questo modo di fare, soprattutto sui social, risulta essere molto fragile e rischia di cadere in un buco nero senza fine. Però è davvero tutto molto imbarazzante, questo lo devo dire». Fino all’ultimo post, nel quale sottolinea: «Era per me necessario dire questa cosa perché non si può più stare zitti davanti al fatto che chiunque possa parlare di un’altra persona in un modo così scorretto». Davide Maggio, travolto dall’ondata, controreplica su Twitter: «Mi fa tanta tenerezza – scrive senza nominarla -, punta sul body shaming per giustificare semplicemente una scelta di stile. Vergognati». E ritwitta la classifica delle canzoni più ascoltate di Sanremo su Spotify, nella quale Emma arranca in 17esima posizione, commentando acido: «Eh, bisogna salire dal fondo della classifica. Qualche polemica aiuta sempre». Non cita nemmeno stavolta Emma, ma tutti pensano a lei. Al contrario, Davide Maggio, che nei cinque giorni di Sanremo ha commentato spesso assieme all'influencer Paolo Stella il look dei protagonisti del Festival, in un'intervista al Corriere del Mezzogiorno spiega approfonditamente la propria posizione, nominando la cantante. «Ho espresso un punto di vista a corredo del commento di Paolo Stella sul look di Emma - dice il giornalista - dicendo che avrei evitato su una gamba importante delle calze a rete. Un mero commento personale sui look che sono frutto del lavoro degli stylist che, sempre a mio parere, non l’hanno valorizzata in quell’occasione». A Maggio pesa il riferimento al body shaming  («Il fatto di deridere qualcuno per il suo aspetto fisico», spiega il dizionario Treccani). «Il corpo qui non c’entra niente. Mi fa sorridere che mi si accusi di body shaming proprio tramite un social sul quale chi mi segue conosce bene le mie posizioni di totale inclusione nei confronti di qualunque – per dirla alla Drusilla Foer - "unicità". Se Emma ritiene che una "gamba importante" sia un problema, allora diventa tutta una questione di accettazione. Perché per me non lo è assolutamente». Per Maggio «la sensazione più amara, e lo dico da giornalista, è che purtroppo la critica non abbia più diritto di cittadinanza nel nostro Paese; è la morte del senso critico. Si trattava di un commento a delle pagelle dei look fatte con un esperto di moda. Commento che mi è costato molto caro». La reazione di Emma, infatti, non è stata priva di conseguenze, tutt'altro. «Le sarebbe bastata una telefonata chiarificatrice, invece, ha preferito etichettare l’accaduto come body shaming davanti ai suoi 5,5 milioni di follower che adesso non fanno altro che offendermi, augurandomi anche la morte. Dalle me parti questo si chiama incitazione all’odio», conclude il giornalista senza tuttavia chiudere le porte a una riconciliazione.      

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