Sì al confronto con tutti i protagonisti del sistema giustizia, giudici compresi, prima di fare le riforme. Un’apertura accompagnata dalla sottolineatura che l’autonomia e l’indipendenza della magistratura rappresentano principi inderogabili e sacri. A una settimana di distanza dall’attacco ai pm sulle intercettazioni, che ha provocato tensioni con le toghe e dentro la maggioranza, il ministro della Giustizia Carlo Nordio sembra tendere la mano ai magistrati. Un cambio di rotta, almeno nei toni, che appare recepire il messaggio che qualche giorno fa gli ha rivolto da Algeri Giorgia Meloni: si può e si deve intervenire sull'uso distorto delle intercettazioni, ma senza innescare una guerra con i magistrati, anzi dialogando con loro per cercare insieme le soluzioni migliori. E che arriva a poche ore dell’atteso faccia a faccia con la premier. Incontro che avviene a Palazzo Chigi. Un’ora di confronto di cui è Meloni alla fine a tirare le somme: «Dare ai cittadini una giustizia giusta e veloce è una priorità assoluta di questo Governo e un impegno che abbiamo preso con gli italiani. Siamo determinati a mantenerlo nel più breve tempo possibile». Il cambio di toni, che l’Anm apprezza, si registra nell’intervento del ministro alla cerimonia dell’anno giudiziario in Cassazione. Ad ascoltarlo c'è anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che qualche giorno fa ha definito l’autonomia e l’indipendenza della magistratura un «pilastro della democrazia». Autonomia che le toghe vedono a rischio con la riforma della separazione delle carriere più volte evocata da Nordio e che ora sta acquistando concretezza: il 2 febbraio la Commissione Giustizia della Camera comincerà l’esame del disegno di legge costituzionale presentato da Enrico Costa di Azione e ora anche la Lega ha presentato le sue proposte in tutti e due i rami del Parlamento. Il ministro riprende testualmente le parole di Mattarella, facendole proprie, e aggiunge: «Autonomia e indipendenza sono principi inderogabili, che hanno accompagnato tutta la mia lunga attività professionale in Procura. Se non avessi creduto e non credessi nella loro sacralità, non avrei rivestito la toga, come spero di aver fatto, con dignità e onore». Nessun accenno alle riforme che dividono, solo l’indicazione di un metodo: «Ogni futura riforma prima di essere affidata alle valutazioni del Parlamento sovrano, si comporrà attraverso l'ascolto di tutte le voci del sistema giustizia, dall’avvocatura all’accademia e alla magistratura». «L'assoluta priorità - sottolinea - «è conferire al servizio giustizia un volto nuovo, in sintonia con le trasformazioni rapide dei nostri tempi», che risponda alle esigenze di cittadini e imprese. Un obiettivo ambizioso che si può raggiungere solo con «la leale collaborazione e il costruttivo dialogo con tutti gli attori, nel rispetto delle prerogative di ciascuno». La cerimonia in Cassazione è anche l’occasione della prima uscita pubblica del vicepresidente del Csm Fabio Pinelli. Anche lui si richiama alle parole di Mattarella quando dice di essere consapevole con i nuovi consiglieri della delicatezza della funzione cui sono chiamati : «garantire l’autonomia e l'indipendenza dell’ordine giudiziario». E lui che è stato eletto da un plenum spaccato, sottolinea l’importanza «del reciproco e franco confronto» all’interno del Csm per trovare sempre una sintesi, nell’interesse esclusivo dei cittadini». L’Anm apprezza le parole di Nordio e quelle di Pinelli. «Mi compiaccio che il ministro ha riconosciuto l’intangibilità di un principio, l’autonomia e dell’indipendenza della magistratura, che va assicurato quale che sia l’assetto delle riforma a cui si guarda. Se ci ritroviamo sui principi , non posso che essere felice e ottimista su un dialogo costruttivo», dice il presidente Giuseppe Santalucia. Che a proposito di Pinelli, osserva: «Ha indicato la strada giusta perché il Csm operi bene, quella del confronto costruttivo, del dialogo, del principio di leale collaborazione con gli altri poteri. Mi sembra un programma da condividere e ci aspettiamo che alle parole seguano i fatti».