Domenica 24 Novembre 2024

La manager, il magistrato e il filosofo: ecco chi sono i tre nomi del centrodestra per il Colle

Letizia Moratti è stata sindaco di Milano
Letizia Moratti è stata la prima presidente donna della Rai
Letizia Moratti è stata anche ministro dell’Istruzione e dell’Università
Marcello Pera è stato presidente del Senato
Marcello Pera
Il magistrato Carlo Nordio
Carlo Nordio ha combattuto le Brigate Rosse

La manager, il magistrato e il filosofo. È la terna che il centrodestra schiera per il Colle. Ecco, in sintesi, i profili dei candidati.

Letizia Moratti: la prima presidente donna della Rai

Prima presidente donna della Rai negli anni ’90, prima sindaca di Milano dal 2006 al 2011, oggi è la vicepresidente della Regione Lombardia, guidata da Attilio Fontana, con delega al Welfare. Milanese, classe 1949, figlia di un partigiano, a 25 anni inizia la sua carriera di manager, nel campo assicurativo. Ma la passione politica non si fa attendere. Nel 2006 vince la corsa per Palazzo Marino, da cui guida la città per 5 anni, dopo altrettanti da ministra dell’Istruzione nel governo Berlusconi. È, invece, dell’allora premier Romano Prodi la nomina nel 2007 a commissario per la candidatura di Milano a Expo 2015. L’amico Indro Montanelli, nel descrivere il suo temperamento, ne sottolineava il «soave pugno di ferro». Nel 2019 va presiedere per circa un anno il Cda di Ubi Banca. Letizia Brichetto Arnaboldi è la vedova del petroliere Gian Marco Moratti, presidente della Saras, da cui ha avuto due figli. Insieme a suo marito è stata sempre vicina ai ragazzi della comunità di recupero di San Patrignano. In epoca Covid viene chiamata dalla Regione Lombardia come assessore a vice del leghista Fontana.

Carlo Nordio: 40 anni in magistratura, da Tangentopoli al Mose

Magistrato per 40 anni, ha ricevuto nelle scorse settimane l’ultimo incarico: consulente della commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di David Rossi, l’allora capo comunicazione di banca Mps. Trevigiano, 74 anni, è tuttora tra i protagonisti del dibattito sulla giustizia: da ultimo si è schierato per il sorteggio per la composizione del Csm e ha firmato i referendum di Radicali e Lega. Negli anni ‘80 conduce le indagini sulle Brigate Rosse venete e sui sequestri di persona. Poi, si sposta sul fronte di Tangentopoli e mette sotto inchiesta, con il sistema politico e amministrativo veneto, anche le coop rosse. Questa l’indagine che gli regala la celebrità. Vent’anni dopo, da procuratore aggiunto, coordina l’inchiesta sul Mose, che nel 2014 porta a 35 arresti e a un vero terremoto politico e amministrativo. Nordio è anche presidente della Commissione per la riforma del Codice penale, con l’allora ministro della Giustizia Roberto Castelli (Lega) e in seguito consulente di diverse Commissioni parlamentari. Nel commentare la proposta di Giorgia Meloni di mandarlo al Colle, l’ex magistrato ha fatto sue le parole del centurione di Cafarnao: «Domine non sum dignus. Signore, non sono degno».

Marcello Pera: il filosofo ed ex presidente del Senato

Già presidente del Senato dal 2001 al 2006, viene eletto a Palazzo Madama con il Popolo delle Libertà e con la Casa delle Libertà dal 1996 al 2013. Tra la fine degli anni ’90 e gli inizi del 2000 è vicepresidente del gruppo di Forza Italia e responsabile del dipartimento Giustizia di Fi. Lucchese, 79 anni, nel novembre 2018 viene nominato presidente del Comitato storico-scientifico per gli anniversari di interesse nazionale istituito presso la presidenza del Consiglio. Accademico di filosofia, inizia il suo percorso universitario e di ricerca negli anni Settanta: prima borsista, poi assistente ordinario, infine professore ordinario, coordinatore del dottorato in Filosofia della scienza a Pisa e membro del Comitato scientifico dell’Associazione «Fondazione Karl Popper», di cui è grande studioso. Tra i numerosi volumi pubblicati c’è il libro ‘Perché dobbiamo dirci cristianì introdotto dal Papa emerito Joseph Ratzinger. Nel 2000, quando morì Bettino Craxi, nel definirlo «un grande statista e un grande socialista», Pera puntò il dito contro «l’ingratitudine di molti», la «pavidità» di altri e «l’ipocrisia e il cinismo di altri ancora che lo avevano «condannato».

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