ROMA. L' inseguimento continua: «È di oltre 4 punti percentuali il vantaggio del Pd di Renzi sul Movimento 5 Stelle», afferma il direttore di «Demopolis» Pietro Vento. Lo fa sulla base dell' ultimo «Barometro Politico» che l' istituto di ricerca ha confezionato prima del black-out imposto dalla legge a due settimane da una competizione elettorale. Il 5 giugno, urne aperte in milletrecento comuni per le Amministrative: «Ma se si votasse oggi per le Politiche - dice Vento - il Partito Democratico otterrebbe il 31,2 per cento, confermandosi primo partito nel Paese, mentre M5S si posizionerebbe al 27. Distante, poco sopra il 14, è oggi la Lega di Salvini che supera di circa 4 punti Forza Italia. Sotto il 5, infine, Fratelli d' Italia, Sinistra Italiana ed Area Popolare». Consensi polarizzati da Pd e M5S che, però, devono fare i conti con inchieste giudiziarie e polemiche interne, come per il "caso Parma -Pizza rotti". Qual è il peso di questi eventi nelle intenzioni di voto? «L' effetto principale è la crescente disaffezione degli italiani, che prescinde comunque dalla collocazione politica: la fiducia nei partiti, infatti, resta sotto il 5 per cento. Oggi, peraltro, si recherebbero alle urne circa 6 elettori su 10, circa 8 milioni in meno rispetto al 2013. I Cinque Stelle, poi, registrano negli ultimi giorni un calo di circa un punto percentuale: sembrano incidere, anche se in misura non rilevante, le vicende legate ai casi Pizzarotti e Nogarin, attuali sindaci di Parma e Livorno». Quindi? «Il premier Matteo Renzi resta decisamente il leader politico più forte. Con l' Italicum, comunque, al ballottaggio contro il Pd andrebbe oggi il Movimento fondato da Grillo: una sfida davvero inedita per un partito che, appena 5 anni fa, era con il 2 per cento la nona forza politica del Paese». Nelle precedenti competizioni, il Movimento Cinque Stelle ha dimostrato un radicamento "a macchia di leopardo" nel Paese. Adesso, a tre anni dal debutto dei grillini in Parlamento, la situazione è cambiata? «Il M5S appare da sempre più forte nelle competizioni nazionali. Demopolis ha analizzato recentemente il peso territoriale dei 5 Stelle nelle macro aree del Paese: più debole al Nord, dove ottiene circa il 20 per cento dei consensi, superato da PD e Lega. In linea con la media nazionale nelle regioni del Centro Italia; molto forte, intorno al 37 per cento, nel Sud e in Sicilia». Pietro Vento, direttore di Demopolis O OO Roma, Torino, Napoli, Milano. Per i sindaci, partita ancora aperta o no? «A 18 giorni dalle Amministrative del 5 giugno, l' Istituto Demopolis ha disegnato una mappa sugli scenari del voto nelle quattro più grandi città italiane. In tutte le metropoli si profila un ballottaggio: a Milano sfida a due tra Giuseppe Sala e Stefano Parisi (rappresentanti di centrosinistra e centrodestra, ndr); a Torino il sindaco uscente Piero Fassino, Pd, è oggi in ampio vantaggio ma se la vedrà molto probabilmente al secondo turno con la grillina Chiara Appendino. Ancora più combattuta la sfida a Napoli con Luigi De Magistris, per il momento avanti, che andrebbe al ballottaggio con Gianni Lettieri o Matteo Brambilla (rispettivamente candidati di Forza Italia e Cinque Stelle, ndr)». E la "sfida Capitale"? «È la partita più aperta. A Roma, secondo l' analisi Demopolis, andrebbe oggi al ballottaggio la candidata del Movimento 5 Stelle Virginia Raggi. Alle sue spalle, si profila per il Campidoglio una complessa corsa a tre fra Giachetti, Marchini e Meloni. Lo scenario appare in costante evoluzione: pesa l' astensione e moltissimi sono ancora gli indecisi. Il 57 per cento degli elettori romani effettuerà la propria scelta pensando al candidato. Soltanto il 18 per cento voterà in base all' appartenenza di partito». Sullo sfondo della campagna elettorale, le nuove polemiche sulle unioni civili dopo l' approvazione definitiva della "Cirinnà". Qual è il giudizio degli italiani su questa legge? «L' idea del riconoscimento dei diritti civili alle coppie di fatto stabilmente conviventi, recepita in ampia parte dalla legge Cirinnà, appare oggi ampiamente maggioritaria nel Paese. Contrario risulta appena un terzo dei cittadini, convinto che garanzie e diritti debbano restare prerogativa del vincolo matrimoniale. Il dato conferma il cambiamento culturale e di costume avvenuto nel Paese negli ultimi 15 anni».