TORINO. Torino omaggia Dylan Dog, straordinario detective con la faccia di Rupert Everett e specializzato in casi soprannaturali, nato 30 anni fa dalla penna di Tiziano Sclavi, con un'insolita mostra alla Pinacoteca Albertina dal 18 novembre al 13 dicembre.
Con oltre 200 rarissimi originali tra tavole, cover, bozze, studi di paesaggi, lavori realizzati su commissione, esposti accanto a dipinti di artisti del Quattro-Cinquecento di scuola fiorentina e piemontese, di pittori caravaggeschi, fiamminghi e italiani del Seicento, paesaggisti del Sei-Settecento, che costituiscono lo storico patrimonio dell'Accademia.
Per il trentennale di uno dei più fortunati e affascinanti personaggi del fumetto italiano - ancora oggi il mensile vende oltre 110 mila copie - quella di Torino è tra le mostre più importanti e originali, come spiegato dal suo curatore, Fabrizio Accattino, autore di molte serie e vicedirettore del Sottodiciotto Film Festival & Campus. L'esposizione è frutto di un progetto di due soggetti torinesi: lo stesso Sottodiciotto Festival, che quest'anno inaugura il suo nuovo corso sotto la nuova direzione di Stefano Della Casa, e l'Accademia Albertina di Belle Arti, presieduta da Fiorenzo Alfieri. Entrambe le istituzioni stanno lavorando per rinnovare la propria attività e l'offerta culturale. Il Sottodiciotto Festival ha addirittura aggiunto una parola al suo nome, 'Campus', proprio per sottolineare l'intenzione di creare una comunità di giovani cinefili, dagli studenti delle scuole, protagonisti con i loro video e film per il concorso, agli universitari e ai gruppi di visione.
L'Accademia, forte di una collezione d'arte straordinaria, ma ancora poco conosciuta, vuole aprire le porte alla città e non solo ai suoi studenti.
«Oggi il mondo del cinema sta subendo una rivoluzione - spiega Enrico Verra, coordinatore dell'Aiace, l'ente che organizza il festival - sia nella fruizione, lo si può seguire su diversi format, sia nella sua produzione, basta pensare che mediamente un ragazzino di 12-13 anni oggi sa fare un buon video con il proprio smartphone, assemblare le immagini, correggerle, montarle. Un'attività che spesso coinvolge, imita, ricorda da vicino anche l'arte del fumetto».
La mostra su Dylan Dog ha anche un particolare significato per Torino.
«Questa è da sempre una città del mistero - conclude Accattino - e Dylan Dog è un uomo che incarna il mistero. Molti dei suoi disegnatori si sono formati in questa città, da sempre attenta a tutto ciò che è design, cinema, avanguardia».
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