Domenica 22 Dicembre 2024

Dalla minerale top alle teste d'aglio: tutte le richieste (e i capricci) dei cantanti in tour - Foto

Alessandra Amoroso - Fonte Ansa
Alessandra Amoroso - Fonte Ansa
Anastacia - Foto Ansa
Anastacia - Foto Ansa
Antonello Venditti - Foto Ansa
Elton John - Foto Ansa
Elton John - Foto Ansa
Gianni Morandi - Fonte Ansa
Ligabue - Fonte Ansa
Ligabue - Fonte Ansa
Mika - Fonte Ansa
Mika - Fonte Ansa

PALERMO. C'è chi la vuole cotta e chi la vuole cruda e chi, invece, proprio non ne mangia perché è vegetariano. I patiti di acqua vogliono quella delle isole Fiji o della Norvegia perché stimola la diuresi e, come effetto collaterale, a vedere i risultati, dona pure la vita eterna. I ricchi se la bevono ma, a fargliela trovare in camerino, ci pensa il promoter che deve essere pronto a soddisfare le voglie (culinarie e non) della celebrity di turno. Al netto degli aneddoti ai confini della realtà (e della decenza) che corrono sul web, tanti sono i capricci degli artisti di oggi che quelli dei Fab Four del 1965 sembrano banalità. Si dice che, durante illoro tour americano, a Daly City, i Beatles «pretesero» una logistica sbalorditiva: quattro brande in camerino, uno specchio, una macchina per il ghiaccio e una tv portatile. Trentotto anni dopo, a Taormina, per il suo «solo piano tour», il connazionale Elton John chiese, tra le altre cose, ottanta asciugamani grandi, venticinque piccoli, acqua Evian in bottigliette e San Pellegrino in bottiglie grandi (qual è la logica?), fiori freschi e colorati, no gigli, margherite, crisantemi. Tutta colpa del «rider», quel foglio con le richieste più strambe, parte integrante delle clausole contrattuali. È davvero il terrore degli organizzatori? «Fino a qualche anno fa, bastava pronunciare quella parola per rovinare la giornata ai responsabili di produzione - dice Giuseppe Rapisarda - e quel foglio poteva trasformare il giorno del live in un vero incubo. Ora è diverso anche se a star come Elton John molto si perdona. Per accoglierlo a Palermo, ad esempio, abbiamo fatto arrivare fin sotto il suo aereo privato una limousine con tanto di tappeto rosso; in camera, solo vino californiano, mandorle e fiori: ricordo ancora che ci vennero indicate le misure dei vasi e le forme. Per percorrere i duecento metri che, al Velodromo, portavano al camerino del retro palco, chiese una golf -car: impossibile da reperire ovviammo con una Smart. Burt Bacharach, invece, odiava le luci fredde così, in camerino, gli fu fatta trovare un' illuminazione rilassante e pareti drappeggiate. Nel "rider" chiedeva un divano in tessuto, poltrone nere di pelle, tappeti uguali in tono con il divano, succo di melograno, tre limoni a fette, burro di arachidi biologico, frutta di stagione tagliata e stesa su ghiaccio tritato, banane secche tagliate a rondelle, vino rosso e bianco. Pomodori ciliegini e due cipolle rosse, invece, per Boy George oltre a un Chianti rosso, birra messicana e dodici garofani. Assolutamente vietati miele, carote e pomodori per Lou Reed che chiese un camerino grande per fare esercizi fisici: prima del sound check, bistecca ai ferri e insalata di rucola, caffè biologico e un sigaro cubano». Il palermitano Andrea Randazzo, amministratore unico di Agave, organizza spettacoli da oltre vent' anni. «La palma della simpatia - dice - spetta al travolgente Checco Zalone che ho portato a Palermo quando ancora costava seimila euro a serata e nessuno lo conosceva mentre Antonio Albanese è l’artista più conciliante e gentile che abbia conosciuto. Ovvio che molto è cambiato in questo mondo ma non tutti sono capricciosi. Giovanni Allevi, ad esempio, «l’introverso che si arrovella ma aperto alla vita», nei giorni scorsi a Palermo, non ha chiesto la sua usuale fetta di torta Sacher perché tornava dal Giappone dopo un mese di tournée, quindi solo frutta fresca e secca non salata. Ma va pazzo per il pane ca meusa dell’Antica Focacceria San Francesco che, ormai, mangia anche a Milano. Ai Negramaro, invece, solo birra Menabrea, rum, tanto ghiaccio e …una veloce corsa in lavanderia per far ripulire e stirare gli abiti di scena: ormai un’abitudine. Per il riservatissimo Mika, il discorso è stato diverso: alimenti biologici, hummus, succo di mirtillo rosso americano della marca Ocean Spray, due cooler di ghiaccio in camerino e, il giorno dopo il concerto allo stadio delle Palme, a pranzo da Sariddu a Mondello. «Di cose strane ne ho viste - dice Mario Grotta, della Live Spettacoli, il veterano degli impresari siciliani - ma ogni anno sembra peggio del precedente. Sarà l’età (è del 1944, ma se li porta da giovanotto, ndr) ma davanti a certe richieste, continuo a sbalordirmi. Gli uffici mandano la lista del catering ma, tra vegetariani, vegani e pescetariani (niente carne animale solo pesce e frutti di mare), più che una lista è un puzzle. Una volta sembravano stranezze quelle di Lucio Dalla alla guida del suo Porsche 911 in costume o Gianni Morandi a Palermo in moto con me. E per un Michael Bublé, idolo delle donne dal cuore semplice, con cui ho cenato a San Lorenzo, ci sono i Toto che, lo scorso anno a Taormina, hanno richiesto un palco di…vino francese Grand Cru e panini con salumi assortiti senza salse (ma etichettati) per l’aftershow. Bazzecole se paragonate alle richieste di Anastacia: tre pasti al giorno, stoffa, acciaio e porcellana per tovaglie, posate e piatti: niente carta e plastica. E dire che Sarah Vaughan mi chiedeva solo quattro teste d’aglio, sardine e birra per esercitare la voce prima degli spettacoli. Mi piace Alessandra Amoroso ma il mito resta Malika Ayane, l’unica che, in cinquantadue anni di attività, mi abbia scritto un sms per dirmi grazie per il lavoro “attento e prezioso” che avevo fatto. Spero di portarla il prossimo anno a Palermo e Taormina: sarà una splendida Evita nella riproposta del musical di Massimo Piparo». Anche l’impresario Carmelo Costa, con la sua «Musica da bere», ai capricci vip, è abituato: 5500 spettacoli in Sicilia in 40 anni di attività. «Prima facevamo tutto noi dalla logistica alla sicurezza - dice - ora hanno aereo privato e staff di decine di persone “filtro”. Il risultato è che mi capita di non conoscere l’artista di turno. Un esempio? Robert Plant. Lo scorso luglio ha “infiammato” il teatro greco di Taormina ma non è stato possibile starci insieme. Oltre alla birra giapponese Asahi, come i Duran Duran, anche lui, ha bevuto solo acqua Fiji (110 euro la confezione da dodici), imbottigliata a Viti Levu. L’italiana “Acque di lusso” fornisce una selezione da tutto il mondo. È il catering ad essere delirio e spreco: quantità industriali, comprate a caro prezzo e che, il più delle volte, non vengono consumate. Vini come se piovesse per i Duran Duran (Alteni di Brassica e Sassicaia) mentre Sting beve solo acqua norvegese Voss. Una volta, prima di un concerto al Palasport di Marsala, ho dovuto foderare di blu i camerini per poi farli tornare all’antico splendore…Più o meno quello che è successo, nel 2015, per Vasco Rossi al San Filippo di Messina». «E se Gianni Morandi cena con spaghetti al pomodoro crudo e beve tanto succo di limone fresco - prosegue Costa - , Bob Dylan, a Taormina nel luglio 2001, è andato oltre ogni limite. Ha voluto quattro suite : tre al Mazzarò Sea Palace e un’altra al Timeo per potersi cambiare. Poi però non ha toccato letto: un sacco di soldi buttati al vento! Ha dormito su una sdraio, alla fine, in terrazza al Timeo, guardando affascinato l’eruzione dell’Etna di quell’estate! Ora taccio perché sto scrivendo un libro di verità scomode che segnerà il mio ritiro come organizzatore: se parlo troppo, chi lo comprerà?».

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