GIFFONI VALLE PIANA (SALERNO). «Continuate ad imparare, a osservare gli altri. Restate interessati, staccatevi dai telefoni e guardate invece alla vita. Scrivete le vostre storie e non accettate dei no per risposta». È quello che consiglia Jennifer Aniston ai ragazzi di tutto il mondo incontrati a Giffoni Experience. Il bagno di folla e l'accoglienza dei giovani giurati hanno commosso l'attrice, che ha risposto per oltre quaranta minuti alle loro domande. E dispensato consigli alle ragazze, «Supportatevi le une con le altre, io sono cresciuta in una cerchia di amiche con cui ci siamo sempre sostenute. E poi amate voi stesse, non importa la vostra taglia, altezza o colore, non pensate di dover cambiare. Questa renderà forti voi e chi vi è intorno». A Hollywood, dice, «finalmente le possibilità per le donne stanno crescendo, ci sono più registe e sceneggiatrici e si sta provando ad andare oltre gli stereotipi». Circondata dai ragazzi l'attrice si racconta, spiega che preferisce interpretare «donne complicate, imperfette, divertenti, o che pensano di essere le persone più furbe nella stanza, ma non lo sono. Non mi pongo limiti sui ruoli». La parte che le ha cambiato la vita? È quella in Cake, rivela, dove interpretava una madre che dopo aver perso il figlio in un incidente tenta il suicidio e si ammala di dolore cronico: «È una parte per cui ho lottato, volevo superare gli stereotipi a cui erano legati i ruoli che mi offrivano ed è stata una sfida provare a me stessa che potevo recitare personaggi così». Per lei, fra i pericoli più grandi per le giovani generazioni c'è il web: «Se incontrate un bullo nella vita isolatelo, non bisogna permettergli di aggredirvi. Però oggi attraverso internet il problema è esploso. Molti sono vittima di bullismo anche da adulti, è successo a me come a molti altri. Spegnete i computer e parlate di più l'uno con l'altro». Fra le responsabilità che hanno gli adulti c'è quella «di far capire ai ragazzi ciò che è vero e ciò che non lo è in quello che comunicano i media, da cui spesso arrivano messaggi disonesti». L'attrice, che prima del bagno di folla ha incontrato i giornalisti (dopo una lunga attesa), si è soffermata anche sui suoi nuovi film: The yellow birds di Alexandre Moors, «bellissima storia sulla perdita dell'innocenza attraverso la guerra» e la commedia di Josh Gordon e Will Speck 'Office Christmas party, con, fra gli altri, Jason Bateman: «Ci siamo tanto divertiti che non sembrava neanche di lavorare», dice. Non solo: dopo dieci anni di tentativi, sta per avviare la produzione di The Goree girls (che potrebbe diventare anche un musical teatrale) dalla storia vera di una band country femminile nata in prigione in Texas negli anni '40. «Il film lo dirigerà Mimi Leder, dovremmo iniziare a girare l'anno prossimo». Lei però non sarà fra gli interpreti: «Dieci anni fa l'avrei fatto, ora la mia finestra per quel ruolo si è chiusa», spiega con un sorriso. Tanti i registi con cui le piacerebbe lavorare, lei cita David O Russell e Steven Soderbergh, non esclude collaborazioni con cineasti europei: «Mi interessa ogni regista talentuoso che mi offra una bella sceneggiatura», sorride. Anche se oggi forse, fa notare, «la tv è anche superiore al cinema. Sul grande schermo vediamo supereroi e blockbuster o piccoli progetti indie. Manca quella fascia di mezzo, che produceva film come Voglia di tenerezza». Il successo sempre vivo di Friends, la serie che l'ha lanciata, conosciuta dai ragazzi grazie ad esempio a Netflix, la fa sentire «come in una macchina del tempo. Sarò sempre grata per il ruolo di Rachel», assicura. E non manca un momento di commozione, quando ricorda Garry Marshall, scomparso qualche giorno fa, che l'ha diretta nel suo ultimo film, Mother's day. Jennifer ne parla con gli occhi lucidi: «Era un uomo straordinario».