LOS ANGELES. A Philadephia c'è una statua alta tre metri che raffigura un concittadino virtuale ma illustre: Rocky Balboa.
La città ha un rapporto conflittuale con il famoso pugile creato da Sylvester Stallone.
La statua era stata posta accanto al Museo dell'Arte, in cima alla scalinata resa celebre dagli allenamenti del pugile, ma poi era stata spostata perchè considerata simbolo di un'arte minore che mal si sposa con quella più nobile celebrata nel museo.
Errore.
Rocky Balboa è un pezzo così importante della storia del cinema americano da essere a buon diritto considerato arte con la A maiuscola.
Nel 2003 l'American Film Institute ha classificato il personaggio di Rocky al 7° posto della classifica dei ruoli cinematografici più riusciti di tutti i tempi.
Ora Rocky Balboa/Sylvester Stallone compie 70 anni (è nato a New York il 6 luglio 1946) e per l'attore che il cinema ha sostanzialmente conosciuto con due soli personaggi, Rocky e il veterano della guerra nel Vietnam Rambo, è tempo di bilanci.
«La mia vita è fatta per il 96% di fallimenti e per il 4% di successi, - dice Stallone - Rocky è stato il mio successo più grande, una delle poche cose che mi sono riuscite davvero bene».
Di quel 96% di fallimenti, il più recente e cocente risale allo scorso febbraio, quando nella notte degli Oscar era dato per vincente nella categoria migliore attore non protagonista per, Creed - Nato per combattere, in cui, a 40 anni dal primo film, interpretava per l'ultima volta proprio Rocky. È stato però battuto da Mark Rylance. Era la seconda volta che Stallone nel ruolo di Rocky arrivava ad un passo dall'Oscar senza riuscire ad agguantarlo. Era successo anche nel 1976 in occasione del primo film.
«Certo, avrei voluto avere una carriera più varia. Invidio Tom Hanks che ha fatto un lavoro incredibile e interpretato mille ruoli diversi, ma io ogni volta che ho tentato di fare qualcosa di diverso mi sentivo rispondere che stavo solo cercando di cambiare faccia al mio personaggio».
E così eccolo, lo stallone italiano, da sempre ingabbiato in quei due ruoli iconici. E pensare che proprio girando uno dei primi Rocky, Stallone è rimasto quasi ucciso, una volta:
«È successo durante l'incontro finale di Rocky IV contro Ivan Drago. Dolph Lundgren ed io ci davamo pugni veri, eravamo come due pitbull. Ad un certo punto, durante le riprese dell'incontro, ho iniziato a sentire dolore al torace, ma l'ho ignorato. La sera non riuscivo a respirare bene e andai al pronto soccorso. Un attimo dopo ero su un volo a bassa quota per il St. John's Hospital a Santa Monica, dove sono rimasto in terapia intensiva per otto giorni».
Cosa era successo?
«Dolph mi aveva colpito così forte al torace che il mio cuore aveva sbattuto contro lo sterno ed aveva iniziato a gonfiarsi. Senza cure mediche il cuore avrebbe continuato a gonfiarsi fino a fermarsi. Molta gente coinvolta in incidenti d'auto muore in questo modo, quando il volante sbatte contro il torace. Io ero stato investito da un mezzo pesante di nome Ivan Drago.»
Prima di Rocky e Rambo, per l'attore di origini italiane erano arrivati solo piccoli ruoli, soprattutto nel genere soft-porno, come Italian stallion - porno proibito, sino a che lui stesso non decise di prendere in mano la sua carriera e scrivere una storia che si sarebbe poi cucita addosso. Nacque così Rocky, e poco tempo dopo arrivò il veterano della guerra in Vietnam Rambo. Poi ci fu qualche ruolo diverso, arrivarono commedie e film d'azione come Tango & Cash (1989) Cliffhanger - L'ultima sfida (1993) and Demolition Man (1993) e più recentemente la saga de I mercenari,accanto a vecchie guardie come Mickey Rourke, Harrison Ford, Arnold Schwarzenegger e Mel Gibson, il cui primo film è stato diretto proprio da Stallone. Ma niente, c'è poco da fare: Stallone è soprattutto Rocky e su Rocky ha puntato tutto, vincendo molto e perdendo altrettanto. Ora non resta che festeggiare il compleanno con la terza moglie Jennifer Flavin e i cinque figli. Rocky non tornerà più.
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