Lunedì 23 Dicembre 2024

Dalle scarpe ai peluche, nasce in California il museo... degli amori finiti - Foto

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

NEW YORK. Da Stavanger in Norvegia è arrivato un ferro da stiro: «Usato per il mio abito da sposa. Ora è tutto quello che mi rimane». Da San Francisco, dopo cinque anni di matrimonio, l'abito da sposa diventato un triste ricordo è finito in barattolo di vetro. C'è un telefono rotto in un momento di rabbia e una fialetta piena di peli pubici. A Los Angeles, lungo la Hollywood Walk of Fame, ha aperto i battenti in questi giorni il museo più strano, patetico, buffo d'America. Il Museum of Broken Relationship è il clone del Museo delle Relazioni Finite di Zagabria. Uno spazio in cui vengono raccolti e schedati i resti degli amori interrotti: lettere, pupazzi di peluche, origami, poesie. Meno ambizioni letterarie del Museo dell'Innocenza di Orham Pamuk a Istanbul, cresciuto parallelamente all'omonimo romanzo dello scrittore Premio Nobel, ma l'idea di base è la stessa: ogni saliera, pettine, orecchino, ciocca di capelli, ogni oggetto anche piccolo e insignificante, racchiude in sè il ricordo di un amore. L'esposizione inaugurale racchiude in tutto 104 pezzi donati anonimamente dai protagonisti di una relazione fallita: un tubetto di dentifricio vuoto, un paio di jeans strappati, una collezione di numeri di Playboy. «Hollywood è la location perfetta», spiega la direttrice Amanda Vandenberg: «C'è tanta storia qui, tanti cuori spezzati tra le star della Walk of Fame. Los Angeles è una città di speranze e di sogni e di tutte le sconfitte che ne possono derivare». L'ispirazione è proprio il museo di Zagabria: John Quinn, avvocato e collezionista californiano, ci si era imbattuto durante una vacanza in Europa e ha deciso di importare il concetto negli Stati Uniti. Intrigante la sede, nei locali di Fredericks of Hollywood, un defunto e leggendario negozio di lingerie. Per la Vandenberg il museo losangelino «è un sofisticato esempio di arte concettuale». È anche un modo per creare connessioni tra donatori e visitatori: «Tutti sono passati attraverso una separazione da un marito, un amico, un amante. Qui capisci che siamo tutti nella stessa barca». Gli oggetti più costosi sono due anelli con brillante: donati da amanti respinti la cui vendetta è stata servita meglio al museo che ad un banco dei pegni. Ma ogni pezzo ha un valore sentimentale imperniato sulla storia che lo accompagna: come i seni al silicone che un amante aveva imposto alla sua donna e che lei si è prontamente fatta togliere una volta che la coppia è scoppiata.

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