Lunedì 23 Dicembre 2024

I 50 anni di Bandiera Gialla, il primo show che rivoluzionò le regole della radio

 
 
 
 
 
 
 
 
 
“Vorrei dimostrare che molte grandi canzoni italiane sonobelle come quelle di Gershwin, Cole Porter, Jerome Kern - haspiegato -. Hanno avuto solo l’handicap di essere nate initaliano, che non è esportabile come l’inglese o il francese“.Arbore ha anche rivelato che “alcuni direttori di reti tv daun po’ di tempo mi corteggiano ma io non voglio tornare a farecose che ho già fatto. Poi oggi lo spettacolo anche ben fatto, ètutto di confezione, come il pop, a me piacciono gliimprovvisatori, come nel jazz“.
 

ROMA. Il titolo lo inventò Luciano Rispoli, il «complice» che copriva le spalle ed aiutava ad aggirare le rigide regole sulla programmazione dei dischi Maurizio Riganti (lo stesso brano poteva essere suonato nella stessa trasmissione a distanza di 15 giorni), l'orario di messa in onda il sabato pomeriggio alle 17.40. 50 anni fa debuttava «Bandiera Gialla», il programma radiofonico ideato e condotto da Renzo Arbore e Gianni Boncompagni che ha cambiato le regole dell'intrattenimento musicale in Italia, aperto le porte al nuovo rock e pop e, soprattutto, dato voce all'universo giovanile. Nei doverosi festeggiamenti di questi giorni, Boncompagni ha giustamente detto: «Avevamo inventato i giovani, categoria che non era considerata. Prima i programmatori erano anziani ... noi prendevamo i pezzi nuovi e li mettevamo in gara tra loro». I «pezzi nuovi» erano quelli provenienti dalla Swingin' London e dall'America, ma il programma è stato decisivo per lanciare la nuova scena italiana: da Lucio Battisti a Patty Pravo, da Fausto Leali alla scena dei gruppi, Equipe '84, Rokes tutti sono passati da li. Tra le invenzioni del duo Arbore-Boncompagni il cambiamento di significato della parola Beat: fino ad allora connotava l'universo legato a Kerouac, Ginsberg, Ferlinghetti e compagni, dopo «Bandiera Gialla» diventò il termine che definiva in senso generale la nuova cultura giovanile, dalla minigonna alla musica, dalle nuove acconciature ai modi di vestire, proteste comprese. Ogni puntata presentava quattro gruppi di tre canzoni pubblicate di recente o ancora inedite sul mercato italiano, che venivano votate da un pubblico di ragazzi tramite delle bandierine gialle. Il brano che in ciascuna terna otteneva più voti entrava tra i finalisti, e il vincitore assoluto tra i quattro finalisti veniva proclamato «Disco giallo». A fare la differenza era anche il pubblico: 40 minorenni scelti tra figli di dirigenti Rai e frequentatori del Piper, il locale di Roma che è stato il punto di riferimento e il simbolo della stagione raccontata da «Bandiera Gialla». I ragazzi partecipavano attivamente, erano vestiti alla moda, cantavano, ballavano, erano direttamente coinvolti nello spettacolo: tra di loro c'erano anche Renato Zero, Mita Medici, Giancarlo Magalli, Valeria Ciangottini, Clemente Mimun, Barbara Palombelli. «Bandiera Gialla» è stato un fenomeno di costume e anche un modello inevitabile per i programmi futuri. Il programma è andato in onda fino al 1970: nel frattempo Gianni Pettenati nel 1966 aveva inciso «Bandiera Gialla» (tanto per cambiare, una cover, di «The Tied Piper» di Art Kornfeld e Steve Duboff) e nel 1967 Mariano Laurenti aveva diretto il quasi inevitabile musicarello «I ragazzi di Bandiera Gialla».

leggi l'articolo completo