VENEZIA. Per un figlio "Sarebbe preferibile ci fossero entrambi i genitori, ma sono convinto che anche uno solo possa crescerli bene lo stesso. Anche pensando alle coppie omosessuali, non conta il sesso, stiamo parlando di essere umani. Le cose che contano è trasmettere sono l'amore l'affetto, la sensibilità, i valori su cui si basano la cultura e la società". Lo dice Riccardo Scamarcio, al Lido come protagonista di La prima Luce di Vincenzo Marra (Giornate degli Autori), storia di un figlio conteso tra padre italiano, Marco e una madre cilena, Martina (Daniela Ramirez) , tornata nel suo Paese portando via il loro bambino Mateo. Il film sarà nelle sale dal 24 settembre in 70 copie con Bim. "Ho incontrato Vincenzo prima di leggere la sceneggiatura e mi sono reso conto, che mi stava studiando, osservando, analizzando - dice l'attore -. Ho capito che aveva una necessità autentica importante nel raccontare questa storia e mi è piaciuto anche il suo approccio non convenzionale, molto diretto. Con lui sul set c'è stato un lavoro intenso, di grande ricerca e libertà allo stesso tempo. Vincenzo mi ha spinto ai imiti estremi, da ricovero - scherza - mi ha fatto mettere in gioco, come amo fare ad ogni nuovo progetto". Scamarcio, non essendo papà nella vita, ha costruito il ruolo, soprattutto "pensando al mio di padre, al nostro bel rapporto, a quando da piccolo andavamo al mare, facevamo le cozze, e m'aggrappavo al suo collo... Guardavo Gianni (Pezzolla, il bambino che nel film interpreta suo figlio, ndr) attraverso gli occhi di mio padre. Poi quella di essere genitore è una sensazione che si può provare anche in altre situazioni".