MILANO. «È sbagliato usare la parola 'migranti'. La parola giusta è 'rifugiati'»: da Expo, Bono Vox ha lanciato questo appello al mondo e in particolare all'Europa. Lo stesso che ha lanciato nei suoi concerti torinesi.
Accolto come un punto di riferimento dallo stesso Matteo Renzi («sono qui per ascoltare»), il leader degli U2 ha parlato solo alcuni minuti davanti a una platea adorante. Per dire che è «inaccettabile» che la direttrice del World Food Programme, Ertharin Cousin, debba andare «con la borsa dell'elemosina dai 150 Paesi che rappresentano Expo» per trovare i soldi che servono a nutrire chi ha bisogno, e che ora ci sia il rischio di dover tagliare il programma di sostegno ai rifugiati siriani in Giordania per mancanza di fondi.
L'Irlanda - ha annunciato il ministro dell'Agricoltura Simon Coveney - triplicherà i suoi fondi, stanziando 60 milioni soprattutto per i profughi. E l'Italia, ha promesso il premier Matteo Renzi, farà «l'Italia» aumentando i soldi per la cooperazione con l'obiettivo «di tornare al quarto posto fra i Paesi del G7». Perchè «è giusto commuoversi davanti alle immagini di un bambino che potrebbe essere nostro figlio» ma bisogna anche e soprattutto muoversi.
«Migranti è un termine politico usato per privarli del loro vero stato: queste persone - ha sottolineato Bono - sono rifugiati. Scappano dalla guerra, hanno lasciato le proprie case perchè non hanno case. Quindi non usiamo più quella parola».
I riflettori sono stati tutti per Bono «arrabbiato perchè come diceva Johnny Rotten la rabbia è energia se la usi in modo positivo». Ma lui ha voluto condividere la luce: prima con la Cousin «perchè io - ha spiegato - sono solo una rockstar, mentre lei è una vera eroina». E poi con Renzi: «Applaudo la sua leadership» ha detto spiegando che quando il premier «si è alzato e ha detto che c'è un obbligo morale di Europa e Italia molte persone si sono chieste di cosa parlava», ma dopo che la Merkel ha aperto le frontiere «è parso l'unico sano in un clima folle. Lo ringrazio per questo».
Resta ancora però molto da fare: perchè per l'Europa deve essere un «imperativo politico» mettere soldi ed esperienze «per affrontare quanto avviene in Africa» in modo da avere più chance di sconfiggere fame e povertà. «Io sono fiducioso» ha concluso per poi salutare nuovamente i fans che volevano dargli la mano, fare una foto o avere un autografo.
«Portare Bono è un po' come portare il Papa» ha ammesso Coveney che lo ha convinto sei settimane fa a venire all'evento 'It begins with me' (Inizia da me) organizzato con il ministro italiano dell'Agricoltura Maurizio Martina. «Questa giornata segna una pietra miliare di questa Expo» ha detto citando le stesse parole di Bono: «Dove vivi non deve determinare se vivi».
Applausi alla fine, come per un concerto, davanti a decine di migliaia di persone. Tra gli altri, anche quelli di Maria Elena Boschi.
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