ROMA. Nel giorno del suo compleanno, è ancora vivo il ricordo di Lucio Dalla morto il 1° marzo di tre anni fa stroncato da un infarto all'età di 68 anni, in un hotel di Montreux, la cittadina svizzera dove si era esibito la sera prima. Particolarmente profetica l'ultima strofa della sua canzone Cara: "Lontano si ferma un treno/ma che bella mattina, il cielo e' sereno/Buonanotte, anima mia/adesso spengo la luce e così sia". L'hotel in cui è morto Dalla infatti non dista che pochi passi dalla stazione ferroviaria di Montreux. La sua casa di via D'Azeglio a Bologna è stata aperta al pubblico (poche centinaia di persone) diventando epicentro di un omaggio collettivo di alcuni dei suoi amici. Dai giorni scorsi, nelle sale cinematografiche è arrivato 'Senza Lucio', il documentario di Mario Sesti. In questi anni, ci sono stati grandi concerti, omaggi discografici, programmi tv, il costante desiderio collettivo di ricordare un personaggio semplicemente straordinario. La sua morte ha rivelato quanto profondamente la figura di Lucio Dalla sia entrata nella vita del nostro Paese. E non solo perchè ha firmato alcune delle canzoni più belle e importanti della storia della musica italiana. Al contrario di molti suoi colleghi, Dalla viveva una vita aperta agli altri, animato da una curiosità e una vitalità inesauribili. Coltivava passioni ed era sempre disponibile all'incontro con gli altri, giocava con l'ironia e difendeva l'indipendenza di giudizio. Aveva lottato per affermarsi e quando era diventato super famoso non aveva cambiato di molto la sua vita e le sue abitudini. Alla fine la maggior parte dei suoi fan lo considerava un idolo ma anche quasi uno di famiglia. Uno straordinario caso di empatia naturale. Dalla era un performer sorprendente, divertente, un imbonitore, uno che duellava a colpi di gramelot con Dario Fo, faceva cabaret smontando il clarinetto ma duettava con Michel Petrucciani e i grandi della musica, firmava regia d'opera. Uno straordinario caso di empatia naturale abbinata a una rara abilità di comunicatore, affinata lungo una carriera intensissima. Una figura così non può essere considerata solo per la sua musica ma anche per il contributo che con la sua intelligenza e il suo talento ha dato per rendere migliore il Paese. Ed è per questo che la sua morte lascia un vuoto così profondo. Ed è per questo, che la sua vicenda dimostra, se ce ne fosse bisogno, quanto lavoro ci sia ancora da fare in Italia perchè le istituzioni riconoscano, con atti concreti, il valore e l'importanza della musica che chiamiamo popolare.