ROMA. Non fu ucciso, nè si suicidò e, tantomeno, si chiuse in un convento. Ettore Majorana, fisico di fama mondiale, cresciuto nel centro di studi atomici di via Panisperna, a Roma, collocato da alcuni esperti tra Newton ed Einstein, scomparso misteriosamente nel 1938, era vivo nel periodo 1955-1959 e viveva in Venezuela, nella città di Valencia. Lo ha accertato la procura di Roma che, dopo aver aperto un fascicolo nel 2011 sulla scomparsa dello scienziato, ha ora chiesto l'archiviazione. Majorana, nato a Catania nel 1906, nipote di un altro celebre fisico, Quirino, e docente di fisica teorica presso l'università Federico II di Napoli, fece perdere le proprie tracce nel marzo del 1938 dopo avere ritirato i suoi risparmi dalla banca ed aver acquistato un biglietto che, via mare, avrebbe dovuto portarlo da Napoli a Palermo. «La scomparsa dello zio Ettore Majorana è stata per la famiglia un momento di enorme dolore, che si perpetua da 77 anni». Lo ha affermato in una intervista a Rai Radio1 , Marcello Majorana, nipote del fisico nucleare. «Zia Dorina, la mamma dello scienziato - ha rivelato Marcello Majorana - quando morì, alla fine degli anni '50, scrisse nel testamento che lasciava alcune cose a Ettore per quando sarebbe tornato. Sentiva che era ancora vivo» . Il nipote di Ettore Majorana afferma di essere scettico sulla nuova svolta dell'inchiesta riguardante la scomparsa dell'allievo prediletto di Enrico Fermi: «Ci sono state sempre molte ricerche e nessun risultato - aggiunge - Ricordo che quando mio padre rilasciava un'intervista sul caso, arrivavano a casa telefonate che dicevano: abbiamo visto Ettore sui monti dell'Alaska, lo abbiamo visto con gli extraterrestri, insomma segnalazioni e avvistamenti di ogni genere, ma nulla di concreto».