ROMA. È come fare un viaggio. Lì sotto, nelle sale espositive di Palazzo Braschi sede del Museo di Roma, la Città Eterna, con i suoi tesori panoramici più reconditi e preziosi, si manifesta nella sua magnificenza, attraverso ottanta scatti intimi, che svelano appassionanti particolarità agli sguardi più attenti. Sì, perché quei ritratti sono liriche al nitrato d'argento, siglate da nove tra i più importanti nomi di artisti legati al mondo della fotografia.
"BasilicoBerengogardinBossagliaChiaramonteCresciGhirriGuidiJemoloKoch- Fotografie di Roma dal 1986 al 2006" è il titolo della mostra, che non ammette pausa né cesura: è un «panta rei» della macchina fotografica che punta il suo obiettivo sull'intramontabile «Grande bellezza», un lungo piano-sequenza su un unico, irripetibile soggetto.
Scorrono davanti agli occhi, infatti, angoli familiari e inconfondibili come San Pietro, Piazza Navona, il Pantheon che si mescolano a scene della vita quotidiana della città in rioni come Trastevere o Campo de’ Fiori o nel traffico di tutti i giorni. E poco importa se il presente non è esattamente coincidente con la poesia espressa da quei paesaggi, modellati dall'uomo e dalla storia. Qui, insomma, non si «coglie solo l'attimo», citando Cartier Bresson, ma c'è esposta un'intera città per trent'anni, affollata o silenziosa, che diviene - muta - sotto l'obiettivo del cronista d'emozioni.
Le istantanee documentano, dunque, anche i cantieri delle grandi opere pubbliche: una testimonianza del paesaggio urbanistico e architettonico come l'Ara Pacis, prima dell'intervento di ristrutturazione progettato da Richard Meier.
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