ROMA. Il nudo non è più tale? La società si mostra sempre più svestita e i giorni scorsi sulle passarelle della Parigi Fashion Week hanno sfilato uomini senza biancheria intima, con il sesso in vista appena velato da stoffe trasparenti con abiti ad arte, dotati di fori, tagli e aperture strategiche per non lasciare nulla all’immaginazione. Sono le ultime creazioni dello stilista americano Rick Owens, già noto per essere un creativo di rottura. Nelle precedenti sfilate aveva mostrato abiti destrutturati che evidenziavano il fondoschiena . Ora è la volta del sesso maschile e il dibattito è in corso. La decisione dello stilita ha attirato la stampa anglosassone e francese ma è preceduta da altri eventi che potrebbero indicare un nuovo corso del senso del pudore, soprattutto per le nuove generazioni. Proprio come le donne, giovani maschi sempre più svestiti riempiono i cartelloni pubblicitari delle principali città. Dagli antesignani Abercrombie & Fitch con i loro modelli ammiccanti a far accorrere mamme e figlie fuori i negozi all'idolo delle adolescenti Justin Bieber, testimonial degli slip di Calvin Klein, che ha generato un vero e proprio boom di cinguetti ‘mi piace’ sui social. Atteso per la prossima primavera anche il primo libro di Kim Kardashian, che al posto della penna ha scattato molti selfie sul proprio corpo. Si è svolta invece i giorni scorsi sulle spiagge di Ipanema una manifestazione tutta al femminile, con seni al vento, per reclamare contro la nuova ordinanza comunale che ha appena vietato il topless in giro per la città. Guardando all’Europa il direttore del tabloid The Sun, di proprietà di Rupert Murdoch, smentisce perentoriamente le voci secondo cui avrebbe deciso di eliminare la storica pagina 3 dedicata alle ragazze in topless, decisione annunciata anche dal Times. “Le succinte fanciulle inglesi resteranno al loro posto per tradizione” si legge ora sui giornali britannici. Fatti del genere hanno reso la farfallina di Belen un pallido ricordo o un semplice vezzo estetico. Siamo di fronte alla società del nudo? Bruno Mazzara, docente di psicologia dei consumi alla Sapienza università di Roma commenta: “Il marketing si è spinto molto avanti e queste operazioni lo dimostrano ma più il corpo viene mostrato e più si sottolinea una finta liberalizzazione sessuale. La società è oppressa dai tabù perciò mostrare il corpo nudo mantiene una forte valenza provocatoria perché c’è una valutazione repressiva. Se davvero la sessualità fosse vissuta in modo naturale e non peccaminoso questi gesti non avrebbero così tanta attenzione”. Precisa Mazzara “Se da un lato nella nostra società occidentale ci sentiamo più liberi dai vincoli imposti da religioni e culture sulla vita sessuale, queste espressioni mantengono la loro valenza intrinseca di messaggio repressivo. Il corpo nudo di per sé non è osceno , è il contesto che lo rende tale. Il nudo delle opere d’arte non ha alcuna valenza di tipo relazionale ed è un inno alla bellezza, ma l’uso del corpo femminile in pubblicità non è la stessa cosa , è pura mercificazione che riduce la donna ad oggetto. In questo ultimo caso è stato scoperto il fallo, che è un simbolo ed esprime dominio dell’uomo sulla donna. Lo stilista lo inserisce in un contesto artistico anche scevro da contenuti sessuali ma la sfilata si inserirà in altri contesti sociali e il messaggio sarà recepito in modo diverso da adulti e adolescenti”. Lo stilista americano, sulle pagine dei quotidiani e dei tabloid inglesi, difende le sue scelte stilistiche come un ritorno alle origini tribali dell’uomo che non nascondeva proprio nulla anzi, al contrario, mostrava e abbelliva il proprio membro sessuale come un trofeo.