"L'angelo di Sarajevo", quando l'amore per una bimba supera i confini della guerra: Beppe Fiorello torna in tv - Foto
ROMA. «Dietro ogni uomo si nasconde una storia che vale la pena raccontare. Ho interpretato nel corso della mia carriera tantissimi personaggi, eroi e persone comuni, ma anche commedie, mettendoci sempre il sentimento. In questo caso sono un inviato di guerra a Sarajevo per un conflitto, quello serbo-bosniaco, tra i più sanguinosi e violenti, e durato oltre 4 anni (12 mila morti), che incontra una bimba di pochi mesi in un orfanotrofio. E lì tra le macerie di una guerra, dove i cecchini sparano, dove il nemico è in casa ci si uccide tra familiari, nasce una grande storia d'amore, che si accende dove c'è la morte. Una bimba salva se stessa e l'uomo che la trova». Giuseppe Fiorello, il 're' della fiction targata Rai, racconta così L'angelo di Sarajevo, la fiction di cui è protagonista, in onda sull'ammiraglia del servizio pubblico martedì 20 e mercoledì 21 gennaio. «È una miniserie evento - spiega Eleonora Andreatta, direttore di Rai Fiction - che incarna la missione del servizio pubblico, fortemente voluta da Beppe Fiorello che ha intessuto con noi un rapporto di individuazione di storie». Uno slittamento della messa in onda da lunedì 19 per la prima puntata dovuto al debutto straordinario di Paolo Bonolis su Canale 5 con «Le Iene presentano Scherzi a parte»? «È una miniserie in cui crediamo molto e il prodotto va preservato», replica Andreatta. «È una grande storia d'amore in un contesto terribile come la guerra nell'ex Jugoslavia», osserva il regista. La fiction racconta l'affidamento di una bimba, interpretata dalla piccola Iva Nikolic, durante l'assedio di Sarajevo del 1992. «Questa fiction mi lascia Franco, che mi ha regalato un pezzo della sua vita e che si è fidato di me, l'aver conosciuto da vicino la città di Sarajevo - insiste Fiorello -, senso civile e senso di responsabilità verso il proprio Paese. Ho capito che cosa spinge un giornalista a fare l'inviato di guerra, una missione vera e propria. Recitare con la piccola Nikolic mi ha riportato indietro di 10 anni, ai primi tempi in cui ero papà, sono stato sempre molto attento e quindi mi sono trovato a mio agio, era la regina del set. Ma in questa storia c'è anche la Rai. È la Rai che si celebra. La Rai c'è sempre in tutti i passaggi storici del mondo».