Lunedì 23 Dicembre 2024

I vestiti dei sogni, in mostra a Roma i costumi della storia del cinema - Foto

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

  ROMA. Il cinema resta il frutto di un lavoro ancora in gran parte artigianale, nonostante l'elettronica abbia semplificato molte cose, e al centro della lavorazione di un film ancora sartoriale e creativa è l'ideazione e realizzazione dei costumi. «I vestiti dei sogni» si intitola la mostra sulla scuola dei costumisti italiani lungo cent'anni di storia del cinema, realizzata dalla Fondazione Cineteca di Bologna a cura del suo direttore Gian Luca Farinelli e che si apre domani a Roma nelle splendide sale di palazzo Braschi, dove resterà sino al 22 marzo. Sono centotre costumi, pezzi eccezionali e assolutamente rappresentativi, che vanno dallo scialle indossato da Francesca Bertini in «Assunta Spina» nel 1915 e, dello stesso anno, l'abito Fortuny di Lyda Borelli per «Rapsodia satanica» alla giacchetta colorata di Daniela Ciancio per Jep Gambardella in «La grande bellezza» e i costumi di Massimo Cantini Parrini per l'ultimo film di Matteo Garrone «Racconto dei racconti», non ancora uscito nelle sale. Al centro, nella sala dedicata ai 50 anni della sartoria Tirelli e a Piero Tosi, il costume italiano che più ha girato il mondo di mostra in mostra, quello bianco indossato dalla Cardinale nei panni di Angelica per il gran ballo de «Il gattopardo», che viene proiettato alle sue spalle, rendendolo una cosa quasi viva, con quel vitino di 53 centimetri, 15 di meno nella riduzione del busto dei 68 di quello naturale dell'attrice, che ricorda di averne portato le piaghe per un mese. Palazzo Braschi e il Museo di Roma e della sua storia, di cui il cinema, la Hollywood sul Tevere, fa indissolubilmente parte, come ha sottolineato così ecco una riunione di alti prelati a San Pietro con papa Innocenzo X in un grande quadro di Pier Luigi Ghezzi che fa da sfondo ai costumi-sculture per la sfilata clericale di «Roma» di Fellini creati da Danilo Donati, o gli abiti cardinalizi di Lina Nerli Taviani per «Habemus papam» di Moretti, intervallati da busti marmorei di cardinali della Santa Romana Chiesa. Si capisce allora, come ricordato dalla Maison Gattinoni, quanto il cinema italiano abbia contribuito al lancio e la moda degli stilisti italiani e del made in Italy nel mondo. Un'esposizione dedicata ai grandi nomi, quelli imprescindibili, come dice Farinetti, che vanno da Caramba a Vittorio Nino Novarese, Gino Carlo Sensani, Piero Gherardi, Piero Tosi, Danilo Donati, Gabriella Pescucci, Maurizio Millenotti, Milena Canonero, Pier Luigi Pizzi, Gitt Magrini.

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