ROMA. «La prossima intervista sugli anni la farò quando ne sto per compiere 100»: Monica Bellucci ironizza e respinge. Sono mesi che sui suoi 50 anni, che compirà il 30 settembre, riceve richieste da tutti i media del mondo. Sarà per questo che è ancora 'dispersa' tra le capre sul set in Serbia di Emir Kusturica per un film di fatto infinito, Sulla via lattea, cominciato un anno fa seguendo le stagioni. Un posto magico, senza wi-fi, fa sapere. Tra qualche giorno lo lascerà per andare in Canada per Ville-Marie di Guy Edon. «Cinquant'anni? Non sono spaventata, sono viva, in salute, ho due figlie che adoro, direi che è un bilancio più che positivo». Nata a Città di Castello, in Umbria, prima modella, poi attrice, amata dalla moda, Dolce & Gabbana su tutti, ha debuttato in tv con Dino Risi in Vita coi figli, poi al cinema con La Riffa di Laudadio, I mitici di Carlo Vanzina ma è con Malena di Giuseppe Tornatore che raggiunge la popolarità. Nel '96 sul set dell'Appartamento conosce Vincent Cassel e il trasferimento a Parigi diventa definitivo. I due attori, che hanno due bambine Deva e Leonie, si sono separati non senza clamore nell'agosto 2013 dopo 14 anni. È una bellissima donna, come è cambiato in questi anni il suo rapporto con la bellezza? «All'inizio la bellezza serviva a proteggermi. È un talento naturale che, come l'intelligenza, ci è stato dato per metterci alla prova. E uno strumento del mio lavoro, ovviamente. Ma se è fine a se stessa può diventare un handicap. L'aspetto seducente rischia di trasformarsi in una maschera che impedisce agli altri di cogliere la tua anima. Non va bene come donna, tantomeno per una donna attrice». Rispetto a tanti anni fa cosa è cambiato? «Non ho più paura, mi sento serena. Ho imparato a confrontarmi con gli altri. Sono molto più contenta oggi che quando avevo trent'anni. E poi ho tanta energia , ho voglia di sperimentare, migliorarmi. Continuo dopo quasi 25 anni ad amare questo mestiere che mi spinge ala ricerca personale». A Cannes ha incantato tutti con la fata delle Meraviglie di Alice Rohrwacher, «mi è piaciuto darle fiducia e sono stata ripagata, quando l'Italia mi chiama per progetti belli così ci sono sempre. E poi quel film mi smuoveva un po' dentro. Sono cresciuta in provincia, molto protetta ma non vedevo l'ora di andare via. È arrivato in un momento particolare della mia vita, mi stavo separando non è stato solo lavoro, ma una bella esperienza umana». Tra i film della sua carriera tra Italia e Francia bisogna citare Sangue pazzo di Marco Tullio Giordana, L'uomo che ama di Maria Sole Tognazzi, Baarìa ancora di Tornatore, Manuale d'amore 3 di Giovanni Veronesi, Un Ètè Brlant di Philippe Garrel e appunto Le meraviglie di Alice Rohrwacher premiato a Cannes. In che rapporto è con i social network? Ci sono attrici che postano ogni cosa, dalla passeggiata con le amiche alla seduta di make up. « Non sono sui social network, i profili che portano il mio nome sono tutti falsi. Internet è un mondo a parte in cui si vivisezionano le persone. Mi ricorda il parrucchiere di Città di Castello, dove si spettegolava su tutto e su tutti. Mai sopportato, figuriamoci oggi». E lo specchio? «Ricordo sempre quello che mi diceva sempre la nonna: per essere bella fuori, devi essere bella dentro».