Sembra quasi di riavvolgere i fili della storia. All’epoca gloriosa della Belle Époque quando il fascino, lo sfarzo, il fermento artistico, l’ottimismo nel futuro e nel progresso erano protagonisti. A Villa Igiea, reggia borghese della famosa famiglia dei Florio, cornice di mille storie e avventure, luogo ideale per feste ed eventi gloriosi, riparo di artisti, scrittori, attori e politici è andata in scena una serata d’antan. A fare da filo conduttore sapori e odori della tradizione culinaria siciliana, in un percorso che ha intrecciato cultura, storia e gastronomia. Un menu rigorosamente siciliano ma con il sapore internazionale delle tante contaminazioni lasciate da popoli diversi. Piatti «raccontati» dal giornalista e scrittore Gaetano Basile e realizzati dallo chef, formatosi alla scuola di Nino Graziano da poco approdato a Villa Igiea, Carmelo Trentacosti, assieme allo chef supervisor dell’hotel Stefano Scarpaci con il supporto di Massimo Mantarro executive chef del ristorante Principe Cerami del San Domenico Palace di Taormina (due stelle Michelin). Obiettivo: rivivere gli anni d’oro legati a Donna Franca Florio che assieme al marito inaugurò l’hotel nel dicembre del 1900 e rilanciare una cucina fondata sulle grandi famiglie gastronomiche dell’isola tra cui quella dei Monsù: i cuochi francesi delle famiglie nobiliari siciliane. L’hotel Villa Igeia ha proposto cibo di strada come antipasto; paccheri con fiori di zucchina quarantina, tocchetti di triglia rossa e fonduta di patate bianche affumicate come primo; trancetto di cernia bianca alla matallotta come secondo; insalata di arance bionde, infuso di gelsomino mantecato al miele amaro come pre dessert. Immancabile la grande scuola pasticcera siciliana come la classica cassata di ricotta o i pezzi «duri» di gelato della tradizione. Testo di Alessandra Ferraro, foto di Igor Petyx
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