Le ulteriori analisi effettuate da un pool internazionale di esperti sui resti del poeta cileno Pablo Neruda hanno confermato la presenza di una tossina che ne avrebbe causato la morte il 23 settembre del 1973. Ad affermarlo, in un’intervista rilanciata oggi dalla stampa locale, è la stessa famiglia del premio Nobel della letteratura anticipando in questo modo la diffusione pubblica dei risultati ufficiali delle analisi annunciata inizialmente per mercoledì. «Adesso sappiamo che il clostridium botulinum non avrebbe dovuto essere presente nelle ossa di Neruda e che è stato assassinato nel 1973 da agenti dello Stato cileno», ha detto il nipote, Rodolfo Reyes. Il batterio era stato individuato per la prima volta nel 2017 da un gruppo di esperti che avevano avanzato l’ipotesi di un avvelenamento ed avevano messo in dubbio la versione ufficiale che parlava di un decesso derivato da un inesorabile cancro alla prostata. Una morte, quella di Ricardo Neftalì Reyes (il vero nome di Neruda), avvenuta dopo appena 12 giorni dal golpe del generale Augusto Pinochet che mise fine in Cile all’esperienza democratica del presidente Salvador Allende.