Almeno 50 morti, oltre 200.000 persone senza corrente né riscaldamento e città devastate come «zone di guerra». È pesantissimo il bilancio della tempesta del secolo, lo «snowmaggedon» che si sta abbattendo in questi giorni su tutti gli Stati Uniti, dai Grandi Laghi al confine con il Canada fino all’estremità sud del Rio Grande, alla frontiera tra Texas e Messico, dove il maltempo sta rendendo ancora più drammatica la situazione di migliaia di migranti in cerca di rifugio. Buffalo e lo stato di New York sono le aree più colpite con 30 morti, per la maggior parte persone rimaste intrappolate all’interno delle loro auto, e metri di neve caduta in poche ore. La governatrice Kathy Hochul, che aveva dichiarato lo stato d’emergenza prima di Natale, ha parlato di una «guerra contro madre natura che ci sta colpendo con tutto quello che ha». Centinaia di uomini della guardia nazionale sono stati dispiegati per aiutare i soccorritori e solo nel weekend sono stati effettuati oltre 500 salvataggi, tra i quali quello di una donna che è stata aiutata a partorire. «La tempesta del secolo non è ancora finita», ha avvertito Hochul, che ha prorogato il divieto di circolazione nella contea di Erie, dove si trova Buffalo, per altre 24 ore. Il «bomb cyclone» invernale ha provocato vittime e danni anche in Vermont, Ohio, Missouri, Wisconsin, Kansas e Colorado. In Florida il termometro è sceso così in basso che le iguane si sono congelate e sono cadute dagli alberi. Ma lo stato con la temperatura più bassa in questi giorni è stato il Montana con -45 gradi. Mentre in Canada, dove ci sono stati finora 4 morti, le province che stanno subendo il peso maggiore della tempesta sono Ontario e Quebec. Il gelo ha inoltre complicato i soccorsi per una nuova ondata di migranti in arrivo dal Messico. La stiuazione più critica è nella città di confine di El Paso, dove la mancanza di strutture ha costretto migliaia di persone a trascorrere il Natale in strada. La sera del 24 dicembre oltre 100 migranti sono stati caricati a bordo di tre autobus e spediti davanti alla casa della vice presidente americana Kamala Harris a Washington, quando le temperature erano di 12 gradi sotto zero. L’ennesima provocazione del governatore repubblicano Greg Abbott, che la Casa Bianca ha criticato, accusandolo di aver messo in scena «una pagliacciata crudele e vergognosa» e una «strumentalizzazione politica». Arrivati nella zona del Naval Observatory, dove vive la vice presidente, i migranti che indossavano abiti leggeri, molti di loro soltanto una t-shirt, sono stati subito soccorsi con coperte e cibi caldi e portati in una chiesa nelle vicinanze. Non è la prima volta che Abbott sfrutta la disperazione di migliaia di persone in fuga da guerre, crimine e povertà a fini politici. Lo scorso settembre aveva inviato 50 migranti davanti alla casa della Harris, mentre il governatore della Florida Ron DeSantis aveva spedito centinaia di persone nell’isola dei radical chic americani, Marthàs Vineyard. Nella galleria fotografica la tempesta a Buffalo