«La battaglia alla quale il destino e la Storia ci hanno chiamati è la battaglia per il nostro popolo, per il futuro della Russia». Le parole di Vladimir Putin che risuonano nella sala di San Giorgio al Cremlino spiegano più di ogni analisi il perché della pericolosa scommessa fatta in Ucraina e dello scontro ingaggiato con gli Usa e l’Europa. L'obiettivo finale, indica il presidente, è rifare grande la Russia, minacciata dalle brame occidentali dopo la «tragica» fine dell’Unione Sovietica. Così i russi che vivono oltre confine potranno tornare alla «patria storica». A cominciare da quelli delle quattro regioni ucraine annesse. Nel discorso di quasi un’ora che ha preceduto la cerimonia della firma con i leader filo-russi delle province di Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporizhzhia, Putin ha riproposto la lista delle recriminazioni e delle accuse ai Paesi occidentali. A partire da quella di avere allargato i confini della Nato dopo il crollo dell’Urss nonostante le «sporche menzogne» con le quali avevano assicurato del contrario. Gli Usa e i loro alleati conducono «una guerra ibrida» contro la Russia con l’obiettivo di farne «una colonia». Ma dopo «i tragici anni '90», quando «la gente moriva di fame», Mosca ha riconquistato il suo posto nel mondo e ora è pronta a difendere «con tutti i mezzi a sua disposizione» i territori che tornano sotto il suo dominio. Tra le pieghe dell’infuocata requisitoria, Putin ha lasciato cadere una frase su un possibile cessate il fuoco. «Siamo pronti a tornare al tavolo dei negoziati», ha detto. Ma la risposta del presidente ucraino Volodymyr Zelensky non ammette repliche: Kiev non negozierà con la Russia fino a quando Putin ne sarà il presidente e ha chiesto anzi di entrare nella Nato con una procedura accelerata. Un modo, ha minacciato l’ex presidente russo Dmitry Medvedev, per «accelerare l’inizio della Terza guerra mondiale». Il segretario generale dell’Alleanza, Jens Stoltenberg, per il momento frena: «L'ingresso di un Paese nella Nato deve essere decisa dagli alleati all’unanimità», ha sottolineato. Ma dall’Occidente è arrivata una reazione corale di sostegno al diritto dell’Ucraina di riconquistare tutti i territori occupati dai russi. A cominciare dagli Usa, che insieme alla Gran Bretagna hanno reagito varando un nuovo nutrito pacchetto di sanzioni contro personalità russe, compresa la governatrice della Banca centrale Elivra Nabiullina, ritenuta «una degli alleati più efficaci» di Putin per le capacità dimostrate nel tenere a galla l’economia del Paese nonostante le sanzioni occidentali. Il presidente americano Joe Biden ha assicurato che Washington continuerà a sostenere Kiev «con le armi e la diplomazia» e chiesto «a tutta la comunità internazionale» di «restare al fianco dell’Ucraina per tutto il tempo necessario». Al rifiuto dell’annessione russa si sono associati il G7 e l'Unione europea. «Le minacce nucleari del Cremlino, la mobilitazione militare e la strategia di cercare di presentare falsamente il territorio ucraino come russo, sostenendo che la guerra potrebbe ora svolgersi sul suo territorio, non scuoteranno la nostra determinazione», hanno affermato i leader dei 27 Paesi riuniti nel Consiglio Europeo. Mentre la Farnesina ha ribadito «il pieno sostegno dell’Italia alla sovranità, integrità territoriale e indipendenza dell’Ucraina». Putin non ha fatto caso alle reazioni. «La vittoria sarà nostra», ha promesso intervenendo sulla Piazza Rossa alla festa popolare organizzata sotto le mura del Cremlino. Mentre, ricorrendo ai suoi caratteristici toni, la portavoce del ministero degli Esteri Maria Zakharova ha risposto alla richiesta di Kiev di adesione al Patto atlantico affermando che «i sanguinari macellai che uccidono donne e bambini vanno nella discarica della Nato». Quanto alle accuse rivolte alla Russia di pensare al ricorso all’atomica, il presidente ha replicato ricordando che «gli Stati Uniti sono stati il solo Paese al mondo ad aver usato le armi nucleari due volte ed hanno creato un precedente». Mosca, ha assicurato Putin, può invece contare sull’«amore indistruttibile» che i suoi cittadini nutrono per la patria. E, a conferma della missione di cui si sente investito, ha sottolineato che quella in corso con l'Occidente è anche una battaglia di valori. «Vogliamo che in Russia ci siano il genitore 1 e il genitore 2 invece di mamma e papà? Siamo completamente impazziti?», si è chiesto il presidente, che della difesa della famiglia tradizionale ha fatto uno dei suoi cavalli di battaglia.