A Zaporizhzhia c’è il rischio di una «fuoriuscita di sostanze radioattive». L’allarme sulla centrale più grande d’Europa, lanciato dalla società nazionale ucraina per la produzione di energia nucleare, Energoatom, segna un nuovo preoccupante passaggio nel conflitto, che ora corre pericolosamente sul filo di un incidente nucleare. E se in attesa della missione dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) si assiste ad un crescendo dello scambio di accuse tra Mosca e Kiev per i ripetuti bombardamenti nella zona dell’impianto, il portavoce del ministero della Difesa russo, Igor Konashenkov, ha subito minimizzato: «I livelli delle radiazioni restano normali». D’altra parte, a chiarire cosa stia veramente accadendo a Zaporizhzhia ormai da tempo sotto il controllo del Cremlino, potrà essere solo la missione dell’Aiea. O almeno così auspica la comunità internazionale, che nelle ultime ore ha infittito i contatti. Il direttore generale, l’argentino Rafael Mariano Grossi, sarà personalmente alla testa dell’équipe di ispettori attesa nell’infrastruttura nei primi giorni della prossima settimana. Tra i punti centrali dell’indagine: stabilire le eventuali conseguenze della temporanea disconnessione della centrale dalla rete di alimentazione elettrica dei giorni scorsi - la prima in 40 anni - ed eventuali danneggiamenti per i bombardamenti. Ma notizie di «torture» sui dipendenti ucraini dell’impianto affinché non «parlino troppo» con gli esperti dell’Agenzia, oltre a possibili provocazioni, allungano nuove ombre sul sopralluogo. Sul suo profilo Telegram, Energoatom ha riportato le dichiarazioni di un impiegato di Zaporizhzhia che avverte di convincenti «conversazioni» dei servizi speciali russi con gli addetti, «nei sotterranei», per prepararli alla visita. Prevedibile inoltre che Mosca riduca al minimo la presenza dei lavoratori ucraini nelle stanze del centro di controllo. In un contesto più ampio, un dato politico allarmante è anche lo stop del Cremlino all’adozione di una dichiarazione congiunta delle Nazioni Unite sulla revisione del Trattato sulla non proliferazione delle armi nucleari (Npt). Una presa di posizione motivata con la mancanza di «equilibrio» nella bozza del testo finale, come ha spiegato il rappresentante di Mosca, Igor Vishnevetsky. Secondo fonti vicine ai negoziati, Mosca si è detta contraria ai paragrafi riguardanti la centrale di Zaporizhzhia. In particolare, la «perdita del controllo» dell’Ucraina di questi siti e «il significativo impatto sulla sicurezza». Sul terreno invece, stando all’intelligence britannica, negli ultimi cinque giorni si è registrato un inasprimento degli attacchi russi nel Donbass, in vista di una possibile controffensiva ucraina su larga scala. I separatisti filo-russi, sottolineano i servizi di Londra in un rapporto pubblicato dal ministero della Difesa, hanno fatto progressi verso il centro del villaggio di Pisky, vicino all’aeroporto di Donetsk, ma nel complesso hanno guadagnato poco territorio». Intanto però, per favorire il flusso di ucraini, soprattutto dal Donbass, verso la Russia, Vladimir Putin ha firmato un decreto per sovvenzioni ai rifugiati, l’equivalente di 166 dollari versati mensilmente, o una tantum, a seconda dei casi. In questo quadro, secondo il portavoce dell’intelligence della difesa di Kiev, Vadym Skibitskyi, resta anche la minaccia di un attacco missilistico proveniente da Minsk, con circa mille soldati di Mosca dislocati in Bielorussia. E mentre si fanno i bilanci dei morti, con 377 bambini uccisi dall’inizio dell’invasione, 46.500 soldati russi caduti, e i corpi di 541 soldati ucraini restituiti dai russi (fonti di Kiev), Volodymyr Zelensky promette: «Gli invasori russi si dissiperanno come rugiada al sole».