Giovedì 19 Dicembre 2024

Schiaffo a Mosca, l'Ucraina usa anche i droni per attaccare la flotta russa in Crimea

La corvetta della Marina russa Vyshniy Volochyok nel porto di Sebastopoli in una foto del 2019
Un momento degli attacchi di droni contro obiettivi russi in Crimea
Attacchi di droni contro obiettivi russi in Crimea
Attacchi di droni contro obiettivi russi in Crimea
Veicoli militari corazzati russi distrutti esposti in via Khreshchatyk, nel centro di Kiev
Veicoli militari corazzati russi distrutti esposti in via Khreshchatyk, nel centro di Kiev
Veicoli militari corazzati russi distrutti esposti in via Khreshchatyk, nel centro di Kiev
Veicoli militari corazzati russi distrutti esposti in via Khreshchatyk, nel centro di Kiev
Veicoli militari corazzati russi distrutti esposti in via Khreshchatyk, nel centro di Kiev
Veicoli militari corazzati russi distrutti esposti in via Khreshchatyk, nel centro di Kiev
Attacchi a Kharkiv
Bombardamenti a Kharkiv
Macerie a Kharkiv
Edifici bombardati a Mykolaiv
Macerie a Mykolaiv
Mykolaiv
La maglietta con la lettera Z indossata da molti russi

La Crimea è diventata a tutti gli effetti un nuovo fronte della guerra in Ucraina. Lo dimostrano i nuovi attacchi con i droni condotti dalle forze armate di Kiev sulla penisola annessa alla Russia, gli ultimi di una serie mirati a colpire la flotta del nemico sul Mar Nero. In alcuni casi, provocando ingenti danni. E Mosca, sempre più in difficoltà su tutto il fronte meridionale, risponde denunciando gli ucraini di aver usato agenti chimici contro le truppe occupanti a Zaporizhzhia. L’ultimo raid ucraino sulla Crimea è stato lanciato contro il quartier generale della flotta russa a Sebastopoli, hanno riferito le autorità locali, spiegando che almeno un drone è stato abbattuto dalla contraerea. Non sono state segnalate vittime né danni gravi (sarebbe stato colpito il tetto dell’edificio), ma video condivisi sui social hanno mostrato diverse nuvole di fumo alzarsi dalla città. E soprattutto, questi attacchi appaiono ormai sistematici. Il quartier generale della flotta russa era già stato colpito meno di un mese fa, e negli ultimi dieci giorni le esplosioni alle infrastrutture militari in Crimea si sono moltiplicate. Tutta opera delle forze armate ucraine, che il 9 agosto hanno ottenuto un clamoroso successo con l’assalto alla base di Saki, mettendo fuori combattimento più della metà dei jet a disposizione della Marina russa nel Mar Nero. Una serie di ko che secondo diversi analisti occidentali hanno ridotto la capacità operativa della flotta di Vladimir Putin (già priva della sua ammiraglia, affondata a aprile), costringendola alla difensiva. Non a caso, il suo comandante è stato rimosso da Mosca. Sugli altri fronti del conflitto si conferma una situazione di stallo. A sparare è soprattutto l’artiglieria, con gli ucraini che hanno denunciato un raid su un edificio nella regione di Mykolaiv: il bilancio è di 9 feriti, tra cui quattro bambini. In mancanza di progressi sostanziali sul terreno, Mosca ha deciso di ingaggiare un altro tipo di sfida, accusando gli ucraini di aver utilizzato armi chimiche contro le sue truppe. Secondo il ministero della Difesa russo, ci sono le prove che alcuni soldati rientrati dalla missione nella regione di Zaporizhzhia siano stati «avvelenati» con una «tossina botulinica». Tali prove, è stato assicurato, saranno presentate «presto» alle autorità competenti dell’Opac, l’Organizzazione internazionale per la proibizione delle armi chimiche con sede all’Aia. Il «terrore chimico» è una costante che i russi hanno agitato dall’inizio dell’invasione, sostenendo ad esempio che gli americani avessero installato bio-laboratori in Ucraina. Mentre Kiev ha sempre accusato il nemico di utilizzare armi proibite. Un’escalation di questo genere potrebbe avere conseguenze drammatiche. Intanto, l’offensiva di Mosca va avanti anche a livello diplomatico, contro gli sponsor di Kiev. Con toni durissimi, il ministro della Difesa Serghei Shoigu ha definito una «manifestazione di politica nazista» il proposito di diversi Paesi dell’Unione europea di vietare il visto ai turisti russi. I baltici, con l’Estonia in testa, si sono già mossi in questa direzione, ed il dossier potrebbe essere affrontato dai ministri degli Esteri dei 27 a fine mese. Sulla questione del grano, invece, la Russia ha ricevuto un assist dall’Onu. Il segretario generale Antonio Guterres, durante la sua visita al centro di coordinamento per l’export di cereali a Istanbul, ha lanciato un appello perché si sblocchino le esportazioni di «alimenti e fertilizzanti russi che non sono soggetti a sanzioni». L’obiettivo di Guterres è contenere la crisi alimentare che colpisce soprattutto l’Africa, ma lo sblocco di risorse di cui Mosca è ricca garantirebbe a Putin un’arma di riserva (dopo gas e petrolio) per tenere a galla un’economia duramente colpita dalle sanzioni occidentali.

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