Giovedì 19 Dicembre 2024

Oltre tremila delfini morti nel Mar Nero dopo l'invasione russa in Ucraina

Attacchi aerei su Loskutivka, Ustynivka e Lysychansk
Case e infrastrutture distrutte a Mykolaiv
Ad Avdiivka i poliziotti vanno in giro per le strade a raccogliere i feriti
I russi hanno bombardato Donetsk con missili supersonici, carri armati e artiglieria
Severodonetsk
Severodonetsk
Gli ultimi giorni di resistenza all’acciaieria Azovstal
Mykolayiv
Una voragine causata da un missile
Un missile lanciato
 
Vigili del fuoco al lavoro a Mykolayiv
La manifestazione anche per la pace in Ucraina
Bambini ucraini orfani in una immagine pubblicata dal governatore della Regione di Lugansk Serhiy Gaidai
Vigili del fuoco al lavoro a Mykolaiv
Sopralluogo di Zelensky a Bucha

La guerra in Ucraina: gli avvenimenti della giornata 22.50 Oltre 3.000 delfini nel Mar Nero sono morti a causa dell’invasione russa dell’Ucraina, secondo gli scienziati ucraini che lavorano nella riserva «Tuzlovsky Lymans», un parco naturale nazionale. Lo afferma il Guardian citando il sito indipendente Nexta che riferisce che «il lavoro dei sonar e le esplosioni impediscono loro di trovare cibo» e che i delfini morti sono stati trovati sempre più spesso sulle coste di Bulgaria e Romania, oltre che in Ucraina. 21.34 Cinque civili ucraini sono stati uccisi e altri quattro sono rimasti feriti oggi nella regione del Donetsk a seguito degli bombardamenti russi. Lo ha reso noto Pavlo Kyrylenko, capo dell’amministrazione statale regionale di Donetsk su Telegram, stando a Ukrainska Pravda. «Il 24 giugno i russi hanno ucciso 5 civili nella regione di Donetsk . ha precisato - E sempre oggi altre quattro persone sono rimaste ferite». 20.57 La città di Lysychansk, gemella di Severodonetsk dalla quale la separa lo strategico fiume Severskij Donets, nell’oblast di Lugansk, è ora bloccata da sud dalle forze armate russe. Lo ha fatto sapere il ministero della Difesa di Mosca. In particolare, ha spiegato il portavoce del ministero, il battaglione Center, sotto il comando del generale Alexander Lapin, ha sfondato le difese dell’esercito ucraino e bloccato la città di Lysychansk. «Le formazioni e le unità del raggruppamento centrale delle forze sotto il comando del Col. Gen. Lapin hanno sfondato le difese ben preparate delle truppe ucraine prima di sconfiggere la parte avversaria e bloccare la città di Lysychansk da sud nello sviluppo dell’offensiva», ha detto il portavoce Igor Konashenkov. «Negli ultimi cinque giorni, i militari hanno liberato 11 centri abitati, fra i quali Loskutivka, Myrna Dolyna, Ustynivka».

20.42 Il procuratore generale russo Igor Krasnov ha accusato le autorità ucraine di attacchi informatici alle infrastrutture in Russia e Bielorussia. Lo riporta Interfax. «Nel caso dell’Ucraina, ciò che osserviamo è la loro aperta militarizzazione, una chiara aggressione informatica che prende di mira le infrastrutture critiche di Russia e Bielorussia», ha precisato Krasnov. Le azioni delle autorità di Kiev e le numerose uccisioni di civili nel Donbas «non hanno lasciato alla Russia altra scelta che condurre un’operazione militare speciale per difendere la popolazione civile», ha aggiunto.

20.26 Le forze ucraine hanno abbattuto oggi un cacciabombardiere russo, Su-25 Grach usando un sistema di difesa aerea portatile Igla. Lo ha riferito il comando delle forze d’assalto aeree ucraine su Facebook. Lo riporta Ukrinform. 19.38 L’Ucraina avrà bisogno di almeno un decennio per ripulire tutte le mine e gli esplosivi dalla sua terra e dalle sue acque dopo la guerra. Lo ha affermato un portavoce del servizio di emergenza statale ucraino. Lo riporta il Guardian. Finora, l’Ucraina è riuscita a liberare 620 chilometri quadrati di terra che erano disseminati di migliaia di ordigni esplosivi, comprese 2.000 bombe lanciate dall’aria, ha detto Oleksandr Khorunzhiy. Quasi 300.000 chilometri quadrati - circa la metà del territorio ucraino - sono ancora visti contaminati», ha aggiunto.: «Serviranno fino a 10 anni, secondo una cifra ottimistica. Perché non sappiamo ancora cosa stia succedendo nei territori in cui sono in corso combattimento attivi in questo momento», ha sottolineato. 19.37 Con la decisione di conferire lo status di «Paesi candidati» all’Ucraina e alla Moldavia, l’Unione europea ha confermato la sua ambizione di estendersi nello spazio geopolitico della Comunità degli Stati indipendenti dell’orbita russa. Lo ha dichiarato la portavoce del ministero degli Esteri di Mosca, Maria Zakharova. «Con la decisione di concedere all’Ucraina e alla Moldavia lo status di candidati all’Ue, l’Unione europea ha, essenzialmente, confermato che continuerà la linea verso l’abbraccio geopolitico attivo dello spazio della CSI, il suo utilizzo ai fini di "dissuadere" la Russia. Tutti gli strumenti sono in gioco: dalle leve economico-finanziarie all’assistenza militare», si legge in una dichiarazione pubblicata dalla portavoce nel sito web del ministero. «In questo caso, i rigorosi criteri di avvicinamento stabiliti dall’Ue per altri candidati, come lo stato di diritto, la lotta alla corruzione, l’indipendenza della magistratura, il rispetto dei diritti umani, la protezione delle minoranze etniche, la libertà di parola e l’economia di mercato, sono stati semplicemente messi da parte a favore della congiuntura politica», ha aggiunto. «Il futuro dell’"Europa unita», i suoi «ideali» di democrazia sono sacrificati al compito dell’espansione sfrenata dell’Ue e all’asservimento politico ed economico dei suoi vicini. Non si pensa alle conseguenze negative di una simile mossa, così come non ci ha pensato la Nato al vertice di Bucarest del 2008, scrivendo nella sua decisione la formula che «Georgia e Ucraina diventeranno membri dell’alleanza"», conclude Zakharova. 18.06 Un militare delle forze armate russe andrà a processo in Ucraina per aver torturato nove ostaggi nella città di Irpin, fuori Kiev. Lo ha annunciato l’ufficio del procuratore generale, stando a Ukrinform. I pubblici ministeri hanno presentato un atto d’accusa nell’ambito di un’indagine preliminare speciale nei confronti del per aver violato le leggi e i costumi di guerra. L’indagine ha stabilito che nel marzo 2022 l’imputato, che operava come parte del 234esimo reggimento d’assalto delle forze armate russe prese in ostaggio nove uomini e li torturò insieme ad altri militari russi. «I prigionieri sono stati picchiati con il calcio dei fucili e privati ;;di cibo e acqua. Sono stati minacciati di omicidio», ha riferito la procura. Non è il primo caso del genere. Un altro militare russo è stato accusato in contumacia di avere torturato una famiglia e di saccheggio nel villaggio di Lukashivka, nella regione di Chernihiv. 17.49 La Germania vuole fornire all’Ucraina altri obici semoventi PzH 2000. Sono in corso colloqui con i Paesi Bassi e un altro partner europeo, come riporta Dpa citando ambienti del ministero della Difesa tedesco. Pochi giorni fa c'è stata la conferma dell’arrivo in Ucraina di 12 obici semoventi, sette dalla Germania e cinque dai Paesi Bassi. Kiev aveva comunicato che con 18 obici in totale, quindi con sei sistemi in più, potrebbe equipaggiare un intero battaglione di artiglieria. Per raggiungere questo numero, Berlino potrebbe da parte sua fornire due o tre ulteriori PzH 2000. 16.22 «La candidatura dell’Ucraina è un passaggio storico, è importante per l’Ucraina e per tutto il resto dell’Europa. I progressi sui negoziati dei Balcani occidentali li abbiamo sostenuti prima di tutti gli altri. Questi Paesi hanno deciso che la loro àncora di sicurezza e prosperità sta in Europa». Lo ha detto il premier Mario Draghi in conferenza stampa assicurando che sui negoziati sui Balcani Occidentali «non ci saranno ulteriori ritardi». 14.18 Il ministro della Difesa turco Hulusi Akar ha fatto sapere che è stato trovato un «consenso generale» tra le parti per sbloccare l’esportazione di grano dai porti dell’Ucraina. «È stato raggiunto un consenso generale sulla creazione di un centro a Istanbul per le operazioni e la gestione sicura e ininterrotta di questa attività da parte di soldati turchi, russi e ucraini insieme, oltre che con l’Onu», ha fatto sapere Akar, come riporta Hurriyet, aggiungendo che "nei prossimi giorni ci potrebbero essere sviluppi positivi e si potranno adottare misure concrete». 13.33 «Sembra che la Ue e la Nato stiano formando una coalizione per la guerra contro la Russia». Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri di Mosca, Serghei Lavrov, come riporta Ria Novosti. 12.47  "La decisione di ieri del Consiglio europeo è il semplice riconoscimento che l’entrata dell’Ucraina nell’Ue è parte dell’integrazione europea e una grande motivazione a introdurre cambiamenti sia in Ucraina sia in Ue per renderci più forti e vicini tra noi". Lo ha detto Dmytro Kuleba, ministro degli Affari esteri dell’Ucraina, in collegamento col convegno dei Giovani imprenditori di Confindustria in corso a Rapallo, commentando il via libera alla concessione dello status di Paese candidato all’ingresso nell’Ue. "L'Ucraina diventerà membro dell’Unione Europea, significa che da ieri questo cammino è più breve". 11.55  «Lo sviluppo delle relazioni dell’Ue con altri Paesi non crea rischi per la Russia, perchè la Ue non è un blocco militare». Lo ha ribadito il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov, commentando la concessione alla Moldova e all’Ucraina dello status di candidati all’adesione all’Ue. «La nostra posizione si è sempre basata sul fatto che l’Unione europea non è un blocco politico-militare, quindi, a differenza dell’Alleanza Nord atlantica, lo sviluppo delle sue relazioni con tutti i Paesi che lo desiderano non crea per noi minacce e rischi e questo lo ha già detto il presidente Putin», ha detto Lavrov, parlando in conferenza stampa a seguito dei suoi colloqui a Baku, in Azerbaigian. 10.24 "Sono contento che finalmente siamo stati in grado di mostrare all’Ucraina un sostegno morale molto forte perchè lo status di Paese candidato non equivale ad essere un Paese membro, ma mostra che c'è un modo e uno sforzo» in quella direzione «anche se la candidatura non è un assegno in bianco». Lo ha dichiarato il primo ministro del Lussemburgo, Xavier Bettel, al suo arrivo alla seconda giornata di Consiglio europeo. «Non mischiamo le cose, non sono nemmeno sicuro che entro oggi avremo novità dalla Bulgaria», ha aggiunto rispondendo a una domanda sul braccio di ferro tra il governo di Sofia e le forze nella sua stessa maggioranza che non sostengono il via libera all’apertura dei negoziati di adesione Ue per la Macedonia del Nord 09.23  Un funzionario delle autorità di occupazione russe a Kherson, in Ucraina, è stato ucciso stamane in un attentato. Lo riferiscono le agenzie russe. 08.04  Le forze ucraine hanno ricevuto l'ordine di ritirarsi dalla città strategica di Severodonetsk, nella regione dell’Ucraina orientale di Lugansk: lo ha reso noto il governatore della regione. 07.28  Solo la vittoria militare di Kiev convincerà la Russia a seri negoziati di pace: «le armi garantiranno la via diplomatica». Ne è convinto il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba, che  dice che l’aggressione russa non riguarda solo le case ucraine, ma ogni famiglia europea. Dopo la recente visita di Draghi, Macron e Scholz si vedono unità e chiarezza di intenti: ci sono differenze, «ma in linea di principio si va assieme nella stessa direzione». Quanto alla via negoziale, i cannoni di Mosca continuano a sparare, dice Kuleba, ma per Kiev vale ancora ancora l’offerta di un summit Putin-Zelensky. 06.50 «Passaggio storico». È l’espressione più in voga oggi a Bruxelles, dove il Consiglio europeo ha ratificato la proposta della Commissione di concedere lo status di Paese candidato all’Ue per l’Ucraina (e la Moldavia). E in effetti dovrebbe essere un giorno solo di festa, perché il sì rappresenta per l’Unione una scelta geopolitica. Al Consiglio è però scoppiato lo psicodramma dei Balcani occidentali: nessun risultato tangibile, per loro, dal vertice con i 27 a causa dei veti incrociati. «Questa è una brutta pagina», ha tagliato corto l’alto rappresentante per la politica estera Ue Josep Borrell. Mentre Volodymyr Zelensky ha giustamente esultato: «È un momento unico», ha detto il presidente ucraino, che si è video collegato con il summit subito dopo la fumata bianca per ringraziare i leader. La questione dei Balcani invece è molto più arzigogolata. L’Albania e la Nord Macedonia, dopo anni di riforme, non riescono ad ottenere l’apertura dei negoziati per l’adesione a causa del blocco della Bulgaria, che sbarra la strada a Skopje per questioni identitarie. Il premier filo-occidentale Kiril Petkov è arrivato a Bruxelles ufficialmente sfiduciato dal Parlamento, con una crisi politica in massima esplosione, in parte proprio per aver tentato di sciogliere la matassa. La Francia ha tentato una mediazione, con un piano in queste ore all’esame dei deputati nel corso di una seduta straordinaria, che prevede però anche delle modifiche costituzionali per la Macedonia del Nord. «Così com’è la proposta francese è inaccettabile per noi», ha tuonato il premier macedone, Dimitar Kovacevski. A complicare le cose, i sondaggi in Bulgaria: se si andrà a nuove elezioni, i partiti populisti e filo-russi rischiano di prendere molti voti. Dunque tocca muoversi con delicatezza. Esattamente il contrario del premier albanese, Edi Rama. Che ha sparato a palle incatenate. «È una vergogna che un Paese Nato, la Bulgaria, tenga in ostaggio altri due Paesi Nato, la Nord Macedonia e l’Albania, nel pieno di una guerra nel nostro cortile di casa e che altri 26 membri dell’Ue restino fermi e impotenti». Il problema è sempre l’unanimità. E infatti Borrell, scuro in volto, ha ribadito l’ovvio: «Dobbiamo andare oltre, non possiamo continuare ad accettare che un membro solo blocchi tutto». Ma per ora è così. Se questo è lo scoglio più tagliente, ci sono altri intralci. La liberalizzazione dei visti per il Kosovo, ad esempio. O la concessione dello status di Paese candidato alla Bosnia-Erzegovina. Ecco, sul punto è scattata una battaglia di Slovenia e Austria per chiedere più coraggio ai leader europei. Nelle conclusioni del vertice, oltre al capitolo che chiede un “accelerazione» del processo di allargamento, è dunque comparso un passaggio dedicato alla Bosnia in cui il Consiglio si dice pronto ad esaminare sì la candidatura, ma dopo un rapporto della Commissione sull’attuazione delle riforme. La discussione vera però è come, quanto e in che forma investire sul futuro, questione che si salda con la proposta avanzata da Emmanuel Macron di creare una «comunità politica europea» non alternativa al processo di allargamento, ma che possa accomodare in pieno tutto lo spirito europeo. Magari tenendo dentro anche il Regno Unito. La proposta ha raccolto il plauso del presidente serbo Aleksander Vucic (al quale sono state comunque tirate le orecchie per il mancato allineamento alle sanzioni contro la Russia). «Sarebbe l’unico modo per i Balcani di essere ascoltati e, allo stesso tempo, di confrontarci con l’Ue», ha spiegato. Macron ha rincarato la dose. «Vediamo molta stanchezza in alcuni Paesi per l’allargamento, che è un percorso lungo e duro», ha detto. «Invece, anche alla luce della guerra, dobbiamo muoverci più rapidamente: l’Ue non può lasciare un vuoto geopolitico». I leader ne parleranno ma a questo vertice non si deciderà niente. La ‘visione lungà, per l’Unione, resta un percorso a tappe, non senza ostacoli. Ma intanto c’è soddisfazione per una svolta.

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