Pasqua ortodossa di sangue in Ucraina. La Russia non concede alcuna tregua umanitaria e continua senza sosta la sua offensiva nel Donbass, mentre i raid tornano a colpire anche Odessa, facendo strage di civili all’indomani delle minacce del comando militare di Mosca sull’intenzione di conquistare l’intera fascia costiera fino alla Transnistria. E a Mariupol, dove ancora una volta sono falliti i corridoi umanitari, è ripreso il martellamento sull’acciaieria Azovstal. L’attacco su Odessa, compiuto nelle prime ore del pomeriggio, ha provocato almeno 8 morti, tra cui un neonato di tre mesi, e 18 feriti. Nel porto sul mar Nero sono tornate a risuonare insistenti le sirene d’allarme, con la popolazione invitata a rifugiarsi nei bunker. Secondo il Comando aereo meridionale ucraino, sei missili da crociera sono stati sparati dal mar Caspio da bombardieri strategici russi Tupolev Tu-95: due sono stati intercettati dalla contraerea, che ha distrutto anche due droni nemici, utilizzati per correggere la traiettoria dei razzi, ma altri quattro hanno colpito infrastrutture militari ed edifici residenziali, tra cui un palazzo di 14 piani. «Un regalo di Pasqua di Putin», è l’amara constatazione delle autorità locali. Un raid che ha riacceso la paura di un’offensiva sulla città, che una decina di giorni fa celebrava l’affondamento dell’incrociatore Moskva come un successo del suo apparato difensivo. E nel mar Nero, ha riferito il portavoce dell’amministrazione militare regionale di Odessa Sergey Bratchuk, Mosca ha inviato in pattugliamento quattro sottomarini 877 Halibut armati di missili da crociera Kalibr, che possono essere sparati anche da 50 metri di profondità. «La Russia - ha reagito il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba - deve essere designata come uno Stato sponsor del terrorismo e trattata di conseguenza». A Mariupol, intanto, continua la lenta agonia degli intrappolati tra i tunnel di Azovstal. Sull’impianto siderurgico sono ripresi i bombardamenti, nonostante l’annuncio di Vladimir Putin sulla rinuncia alle tattiche d’assalto per stanare i circa duemila combattenti stimati al suo interno, tra miliziani del reggimento Azov e marines dell’esercito ucraino. E ancora una volta, nessuna via di fuga è stata concessa neppure alle centinaia di civili bloccati nell’acciaieria, tra cui molte donne e bambini anche neonati, come del resto alle migliaia di abitanti della città che attendono da settimane l’apertura di corridoi umanitari. «I russi hanno bloccato l’evacuazione e portato le persone nella città di Dokuchayevsk che si trova nella regione di Donetsk, occupata da Mosca», ha denunciato Petro Andriushchenko, consigliere del sindaco di Mariupol, secondo cui almeno 200 residenti sono stati di fatto deportati. Nel frattempo, continuano a emergere gli orrori dell’invasione. Secondo le autorità di Kiev, circa mille civili potrebbero essere sepolti in una fossa comune lunga 45 metri e larga 25 alla periferia della città, nel villaggio di Vynohradne, che è stata mostrata dalle immagini satellitari scattate da Planet il 20 aprile. «Questo è il più grande genocidio in Europa dall’Olocausto», ha denunciato il sindaco Vadym Boychenko, mentre per il premier ucraino Denys Shmyhal è “la peggiore catastrofe di questo secolo». L’offensiva di Mosca continua intanto su Kharkiv, con nuovi pesanti bombardamenti che hanno provocato almeno 4 morti, e sul Donbass, dove ha conquistato decine di villaggi. Ma l’avanzata procede lenta e continuano intensi combattimenti nelle regioni di Donetsk e Lugansk, mentre Kiev viene accusata di aver compiuto un nuovo raid in territorio russo nella regione frontaliera di Kursk. Per l’intelligence britannica, anzi, la campagna militare sarebbe di fatto in stallo a est come anche nel sud. E per Mosca si aggrava anche il bilancio delle perdite, con l’uccisione di altri due generali vicino a Kherson, rivendicata da Kiev insieme al ferimento di un terzo, portando così a 17 gli alti ufficiali dell’esercito russo morti sul campo di battaglia.