Domenica 22 Dicembre 2024

Zelensky accusa Putin: «Rifiuta una tregua per la Pasqua ortodossa»

Immagine dal satellite della zona delle fosse comuni di Manhush
L’armadio da cucina a Borodyanka “sopravvissuto“ ai bombardamenti
Kukhari, Oblask di Kiev
Soccorritori ucraini sminano un territorio vicino alla città di Brovary
I soccorritori lavorano su un palazzo danneggiato dalle bombe a Kharkiv
Un uomo osserva i detriti dei razzi a Kharkiv
I padiglioni del mercato di Kharkirv

In un nuovo videomessaggio al suo popolo, il presidente ucraino, Volodymyr Zelenky, ha annunciato che «sfortunatamente la Russia ha rifiutato la proposta di una tregua per la Pasqua» (ortodossa, ndr), così come richiesto ieri, ancora una volta, da Papa Francesco e dalla Santa Sede. «Questo - ha detto Zelensky - dimostra quanto i leader di questo Stato tengano in considerazione la fede cristiana. Manteniamo comunque la nostra speranza. La speranza per la pace e che la vita vinca la morte». Sul fronte delle relazioni diplomatiche, ieri il presidente ha chiesto al Fondo Monetario Internazionale e alla Banca Mondiale di rimuovere immediatamente la Russia. In un collegamento video con il Fmi ha poi stimato in «7 miliardi di dollari al mese» la cifra che sarebbe necessaria a Kiev per affrontare le «devastanti perdite economiche» inflitte dalla Russia. Rivolgendosi, invece, alla Biennale di Venezia ha chiesto di sostenere la lotta «con la vostra arte», ma anche «con le parole e la vostra influenza». Sul fronte militare a tenere banco è la situazione di Mariupol, dove l’amministrazione ha annunciato che potrebbero esserci fino a 9.000 persone sepolte in una fossa comune a Manhush, centro poco distante dalla città portuale occupata dai russi. In un messaggio su Telegram, il capo della Cecenia, Ramzan Kadyrov, ha ribadito che «Mariupol è nostra!... La città è stata presa definitivamente e completamente». «L'edificio amministrativo strategicamente importante dello stabilimento Azovstal è sotto controllo e tutto il territorio adiacente è stato sgomberato», ha aggiunto specificando che quel poco che resta dei nazionalisti ucraini «è stato bloccato sotto uno spesso strato di cemento e acciaio all’interno dell’impianto». Scettici gli Stati Uniti che, per voce del portavoce del Dipartimento di Stato, Ned Price, parlano dell’ennesimo «show» di Putin. «Noi capiamo che le forze ucraine continuano a tenere la loro posizione a Mariupol - afferma - e c'è ogni ragione di credere che lo show del presidente Putin che abbiamo visto nelle ultime ore sia ancora disinformazione del loro trito e ritrito copione». La stessa Difesa statunitense ha poi fatto il punto sul Donbass spiegando che «le forze della Russia non hanno compiuto nessun progresso significativo» in quell'area. Dall’Oregon, dove è impegnato in un evento, il presidente Joe Biden avverte Mosca. «Quando è stato eletto, Putin pensava che avrebbe distrutto agevolmente la Nato - afferma - e invece ha ottenuto proprio ciò che non voleva» e cioè che la Finlandia e la Svezia si uniranno all’Alleanza Atlantica. Putin - continua - «scommette che l’Occidente si dividerà. Ancora una volta, gli dimostreremo che si sbagliava». «La battaglia di Kiev - ha scritto invece su Twitter - è stata una vittoria storica per gli ucraini. È stata una vittoria per la libertà ottenuta dal popolo ucraino con un’assistenza senza precedenti da parte degli Stati Uniti e dei nostri alleati». «Ogni contribuente americano, ogni membro delle nostre forze armate - ha concluso - può essere orgoglioso del fatto che la generosità del nostro Paese e le capacità delle nostre truppe hanno contribuito ad armare l'Ucraina per respingere l’aggressione della Russia». Ed intanto gli stessi Usa hanno fatto sapere di star collaborando con la procuratrice generale ucraina, Irina Venediktova, sulle indagini sui crimini di guerra commessi da Mosca. Tiene banco, infine, l’esclusione degli atleti russi e bielorussi da Wimbledon. Parla di un «atto discriminatorio» il numero 8 del mondo, Andrey Rublev, mentre per la Federtennis bielorussa la decisione degli organizzatori non fa che «incitare all’odio e all’intolleranza».

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