Domenica 22 Dicembre 2024

«Salvateci, fateci uscire vivi da qui»: i difensori di Mariupol lanciano un appello disperato

Le acciaierie di Mariupol
Il fumo nero dalle acciaierie
Il Teatro dell’Opera di Mariupol distrutto
Mikhail Mizintsev, capo del Centro di controllo della difesa nazionale russo
Volodymyr Baranyuk, comandante della 36a brigata dei marines ucraini, trovato morto a Mariupol

Dall’acciaieria Azovstal di Mariupol arriva il disperato appello degli ultimi difensori della città ucraina assediata dalle forze russe. «Il nemico è dieci volte più numeroso di noi, queste potrebbero essere le nostre ultime ore di vita», dice un ufficiale dei militari di Kiev chiedendo alla comunità internazionale di «estrarli» da lì. «Facciamo appello a tutti i leader mondiali e li preghiamo di aiutarci. Chiediamo loro di utilizzare la procedura di estrazione e portarci nel territorio di un Paese terzo», scrive su Facebook il comandante Serguiy Volyna della 36ma brigata della marina nazionale ucraina. L’esercito russo ha «il vantaggio nell’aria, nell’artiglieria, nelle forze di terra, nell’equipaggiamento e nei carri armati. Difendiamo solo un punto, la fabbrica Azovstal, dove oltre ai soldati ci sono anche i civili che sono diventati vittime di questa guerra», prosegue il militare da Mariupol. Agli ultimi difensori della città portuale del sud dell’Ucraina la Russia ha dato un altro ultimatum, in scadenza oggi alle 13 ora italiana. Se le truppe ucraine smetteranno di combattere alle 14 di oggi (le 13 in Italia) saranno «garantite la vita, la sicurezza e le cure mediche», ha detto il colonnello generale Mikhail Mizintsev, capo del Centro di controllo della difesa nazionale russo, secondo quanto riferisce il Washington Post citando media russi. Poi Mizintsev ha aggiunto che «la fine dei soldati ucraini sarà amara in caso di rifiuto». «L'unica spiegazione possibile di come i civili siano finiti nell’acciaieria di Azovstal è che sono stati portati lì dai nazionalisti ucraini per essere usati come scudi umani», ha attaccato intanto il vice rappresentante permanente della Russia alle Nazioni Unite, Dmitry Polyansky, durante la sessione del Consiglio di sicurezza Onu. La situazione a Mariupol rimane «brutale», ha affermato da parte sua il presidente ucraino Volodymyr Zelensky aggiungendo che le forze russe stanno bloccando anche i corridoi per le evacuazioni dalla città. «Gli occupanti - ha continuato Zelensky nel suo ultimo videomessaggio - stanno cercando di effettuare la deportazione dei residenti locali che sono caduti nelle loro mani. E il destino di decine di migliaia di residenti di Mariupol che sono stati trasferiti nel territorio controllato dalla Russia è sconosciuto». Un appello a garantire l'evacuazione dei civili è arrivato dalla Cina: tutte le parti in conflitto in Ucraina «dovrebbero rispettare rigorosamente il diritto umanitario internazionale e fare tutto il possibile per facilitare l’evacuazione e l’assistenza ai civili», ha affermato il rappresentante cinese all’Onu, Zhang Jun. Ma «l'uccisione mirata di civili è proprio il marchio di fabbrica dell’esercito russo», secondo Zelensky. «E questo marchierà la Federazione Russa come la fonte del male. L’esercito di Mosca rimarrà per sempre descritto nella storia come il più barbaro e disumano del mondo», ha detto il presidente ucraino. Il leader americano Joe Biden ha chiesto intanto agli alleati di proseguire con l’invio di armi all’Ucraina e con le sanzioni contro la Russia. Lui stesso da parte sua dovrebbe annunciare nei prossimi giorni un nuovo pacchetto da 800 milioni di dollari in aiuti militari per Kiev, secondo quanto anticipato dal New York Times. Dal Canada arriverà invece artiglieria pensate, ha assicurato il premier Justin Trudeau. Il suo Paese ha anche ampliato le sanzioni contro Mosca, colpendo la governatrice della banca centrale russa Elvira Nabiullina e le due figlie del presidente russo Vladimir Putin. Anche il premier Boris Johnson ha annunciato l’invio da parte del Regno Unito di altri armamenti a Kiev, tra cui i missili britannici Brimstone. Zelensky però ha sferzato di nuovo l’Occidente sulla questione armi: «Se avessimo ricevuto nella prima settimana di guerra ciò che stiamo ottenendo ora, avremmo già posto fine» a questo conflitto, ha affermato. La Cina invita invece gli altri paesi ad astenersi dall’invio di armamenti in Ucraina: farlo infatti "non porterà alla pace» ma anzi «prolungherà e intensificherà il conflitto aggravando ulteriormente la catastrofe umanitaria», ha detto il rappresentante cinese all’Onu, Zhang Jun, attaccando anche le sanzioni internazionali contro la Russia: «Il blocco di beni di altri stati mina la stabilità economica mondiale e colpisce la sovranità», ha detto. Una buona notizia arriva intanto sul fronte della sicurezza nucleare. L’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) ha infatti reso noto che da ieri sera sono state ristabilite le comunicazioni dirette con la centrale di Chernobyl. Le forze russe avevano sequestrato il sito il 24 febbraio per cinque settimane, prima di ritirarsi il 31 marzo. Il 10 marzo l’Ucraina aveva informato l’Aiea di aver perso i contatti con l’impianto. L'autorità di regolamentazione aveva continuato a ricevere informazioni sulla situazione a Chernobyl attraverso la gestione esterna della centrale. «Questa chiaramente non era una situazione sostenibile ed è un’ottima notizia che ora si possa contattare direttamente il sito quando necessario», ha affermato il direttore generale Rafael Grossi, annunciando anche di aver intenzione di dirigere una missione di esperti dell’Aiea nella centrale ucraina entro fine mese per condurre valutazioni di sicurezza nucleare e radiologica, fornire attrezzature vitali e riparare i sistemi di monitoraggio remoto di salvaguardia dell’impianto.  

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