Domenica 22 Dicembre 2024

Londra rifornisce di armi l'Ucraina e Mosca minaccia una guerra nucleare Russia-Usa

Zelensky con il cancelliere austriaco Karl Nehammer
Zelensky e Nehammer
Il colloquio fra Zelensky e il premier britannico Boris Johnson
Zelensky con Johnson
Stretta di mano Johnson-Zelensky
Ursula von der Leyen a Kiev
Ursula von der Leyen, Volodymyr Zelensky e Josep Borrell

Nuovi sistemi anti-aerei Starstreak, missili anti-nave, razzi anti-carro e 120 veicoli blindati: questi i doni con cui il premier britannico Boris Johnson si è presentato all’incontro con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky in quella che è stata la prima missione, a sorpresa, di un leader del G7 a Kiev dopo l’inizio dell’invasione russa del 24 febbraio. La sua promessa di rimanere accanto all’Ucraina contro quella che ha definito «la barbarie russa» conferma la volontà dell’Occidente di continuare a sostenere lo sforzo bellico ucraino, alla quale Mosca risponde avvertendo che ciò rischia di portare ad uno scontro «diretto» fra gli Usa e la Russia. Le forniture di armi e munizioni all’Ucraina, ha affermato l'ambasciatore russo negli Stati Uniti, Anatoly Antonov, non solo causano «ulteriore spargimento di sangue», ma sono anche «pericolose» perché potrebbero far scivolare il mondo verso una guerra tra le due più grandi potenze nucleari. Nel frattempo il Wall Street Journal lancia un nuovo allarme su una presunta intenzione della Cina di espandere il suo arsenale nucleare come deterrente per gli Stati Uniti dall’intervenire in un eventuale conflitto fra Pechino e Taiwan. La Russia si va convincendo che gli Usa e l’Europa vogliano spingere l’Ucraina a continuare la guerra per acquisire vantaggi territoriali prima di tornare al tavolo delle trattative. Agli occhi del Cremlino tale scelta sarebbe confermata dalle parole dell’Alto rappresentante della politica estera della Ue Josep Borrell, che dopo avere anch’egli visitato Kiev insieme alla presidente della Commissione Ursula von der Leyen si è detto sicuro che gli ucraini vinceranno questa guerra «sul campo di battaglia». E ha ribadito che presto arriveranno all’Ucraina altri 500 milioni di euro in aiuti militari europei, portando il totale a 1,5 miliardi. Zelensky nel frattempo ha assicurato che il suo Paese rimane «pronto per i negoziati e cercherà tutte le possibilità per fermare la guerra». Negoziati però di cui si sa ben poco dopo l'incontro in presenza svoltosi il 29 marzo a Istanbul con la mediazione turca. L’Italia, ha sottolineato il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, non smette di credere nella diplomazia e mantiene «un canale aperto con entrambe le parti in guerra» per «sostenere la Turchia nello sforzo diplomatico di arrivare alla pace». Soprattutto, ha chiarito ancora una volta, si opporrà ad un intervento militare della Nato «perché porterebbe ad una guerra mondiale». Ma sulla prospettiva delle trattative si allunga minacciosa l’ombra di una nuova massiccia offensiva di Mosca nell’est del Paese. Uno spettro evocato dallo stesso Zelensky in un colloquio con il cancelliere austriaco Karl Nehammer, che ha preceduto quello con Johnson. Il consigliere capo dell’ufficio del presidente, Oleksiy Arestovych, prevede nelle prossime due settimane pesanti combattimenti nel Donbass che determineranno l’indirizzo della guerra. Per ora Zelensky ha invitato «altri Paesi» a «seguire l'esempio» del Regno Unito nel fornire armi efficaci come quelle che finora hanno consentito alle forze ucraine di impedire la conquista di gran parte del Paese. Londra è stata tra i principali fornitori di queste armi, come i razzi anti-carro Javelin e Nlaw, sistemi anti-aerei e i cosiddetti «droni suicidi». «Continueremo a fornire il nostro sostegno per far sì che l’Ucraina non venga mai più invasa», ha affermato Johnson, facendo capire dunque che l’alleanza militare è destinata a proseguire anche dopo la fine delle ostilità in corso. «Il Regno Unito è il leader nel sostegno militare all’Ucraina, il leader nella coalizione contro la guerra, il leader nelle sanzioni contro l’aggressore russo», ha detto il vice capo dell’ufficio presidenziale ucraino, Andriy Sybiha, mettendo in risalto l'importanza strategica che Kiev attribuisce alle relazioni con Londra.

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