Venerdì 22 Novembre 2024

Zelensky: «L'Ucraina è pronta ad accettare lo stato di neutralità»

Un militare russo durante il servizio di sorveglia nel villaggio di Trokhizbenka, regione di Luhansk
Un ragazzo sull’altalena mentre un soldato russo fa la guardia a Trokhizbenka, regione di Luhansk
A Trokhizbenka una donna attende la razione di cibo
Ancora il villaggio di Trokhizbenka
Il personale medico ucraino aiuta i rifugiati feriti a fuggire dalla città di Irpin
Olaf Scholz
Joe Biden
Zelensky intervistato dai giornalisti russi

Alla vigilia dei nuovi colloqui tra Kiev e Mosca, in programma domani e dopodomani in Turchia, il presidente Volodymyr Zelensky afferma di essere pronto ad accettare lo status di neutralità dell’Ucraina come parte di un accordo di pace con la Russia. «Lo status neutrale e non nucleare del nostro Stato: siamo pronti ad accettarlo», ha detto. Era la prima richiesta di Mosca «e per quanto ricordo hanno iniziato la guerra per questo», dice il presidente ucraino in un’intervista con dei giornalisti indipendenti russi. Qualsiasi accordo dovrà essere sottoposto al popolo ucraino in un referendum, ha ribadito Zelensky sottolineando ancora una volta di voler raggiungere «senza alcun indugio» un accordo di pace per «il ripristino di una vita normale» nel suo Paese. «La sovranità e l’integrità territoriale sono fuori dubbio», ha però ricordato il presidente dell Ucraina affermando che «le questioni del Donbass e della Crimea devono essere discusse e risolte» nei colloqui di pace. Nella bufera dopo aver definito il presidente russo Vladimir Putin «un macellaio» che «non può restare al potere, Joe Biden specifica che «no», le sue parole non facevano riferimento alla richiesta di un cambio di regime in Russia. La caduta di Putin «non è l’obiettivo della Nato e neppure del presidente americano», gli era venuto poco prima in soccorso il cancelliere tedesco Olaf Scholz. Nel frattempo, però, la Germania sta valutando l’acquisto di un sistema di difesa antimissile per proteggersi da un potenziale attacco russo, ha annunciato Scholz. «È certamente uno dei problemi di cui stiamo discutendo, e per una buona ragione - ha detto il cancelliere tedesco -. Dobbiamo essere consapevoli del fatto che abbiamo un vicino pronto a usare la violenza per far valere i propri interessi». Dal campo arriva intanto la notizia che la Russia ha ritirato le truppe che circondavano Kiev dopo aver subito perdite significative, secondo l’ultimo rapporto operativo dell’esercito ucraino. Lasciata anche la cittadina di Slavutych, abitata in gran parte dai lavoratori della centrale nucleare di Chernobyl. I cittadini erano scesi in piazza contro gli occupanti, dopo il breve arresto del sindaco Yuri Fomichev. Il vice primo ministro ucraina Iryna Vereshchuk è tornata ad accusare la Russia di atti «irresponsabili» intorno a Chernobyl, esortando l'Onu a inviare una missione per valutare i rischi di contaminazioni radioattive. Le forze russe continuano a militarizzare la zona di alienazione della centrale nucleare e «ciò comporta un serio rischio di danneggiare le strutture di isolamento: questo porterebbero all’ingresso nell’atmosfera di polvere radioattiva che contaminerebbe non solo l’Ucraina ma anche altri paesi europei», ha avvertito la Vereschuk. Nessun ritiro russo invece da Mariupol, la città sotto assedio. Zelensky lo ha definito una «catastrofe umanitaria», affermando che le forze russe hanno portato via dalla città oltre 2.000 bambini. «La loro posizione esatta è sconosciuta. Possono essere lì con o senza genitori: è spaventoso, li tengono come merce di scambio», ha aggiunto il presidente ucraino. «Le forze armate russe stanno trasformando la città di Mariupol in polvere», è l’allarme lanciato dal ministero degli Esteri di Kiev. Il ministro francese Jean-Yves Le Drian ha fatto appello a un’azione immediata in soccorso di questa «nuova Aleppo». Alla cerimonia degli Oscar un minuto di silenzio per l'Ucraina. Non c'è stato l’atteso intervento di Zelensky. E il poco spazio dedicato da Hollywood alla guerra è stato criticato sui social. Uno dei pochi a rompere il tabù è stato Francis Ford Coppola, che sul palco si è lasciato andare in un «viva l'Ucraina», incassando un applauso. Molte comunque le star che hanno sfoggiato i colori del Paese occupato, indossando sul red carpet pochette, spille e anelli gialloblù.

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