Domenica 22 Dicembre 2024

La tensione in Ucraina resta alta: chiusi per oggi i corridoi umanitari

Mariupol
Zaporizhzhia
Le catacombe a Odessa
Teatro di musica e danza a Odessa
Un post tratto dal profilo Twitter di Military Agent
Il funerale del soldato ucraino Syvorotka Oleksii di 44 anni a Odessa
Il funerale di Odessa

All’indomani delle polemiche per le frasi di Biden contro Putin, la strada della diplomazia si presenta ancora tutta in salita. Con le conseguenze del conflitto che continuano a pesare anche sul fronte economico. Il vice primo ministro Iryna Vereshcuk su Telegram annuncia che per oggi non ci sarà alcun «corridoio umanitario in Ucraina per motivi di pubblica sicurezza». «La nostra intelligence - scrive - ha riportato possibili provocazioni da parte degli occupanti sulle rotte dei corridoi umanitari. Pertanto, per motivi di pubblica sicurezza, non apriamo corridoi umanitari». Notizia drammatica per chi resta sotto le bombe, anche alla luce di bilanci, come quello che comunica sui social Liudmyla Denisova, responsabile per i diritti umani del Parlamento ucraino, secondo la quale dall’ inizio della guerra sarebbero morti 143 bambini. La Croce Rossa ancora non riesce a far entrare «alcun aiuto a Mariupol» poiché questo richiederebbe «che la Russia e l’Ucraina garantissero un passaggio sicuro». Cosa che non sembra avvenire. Così sono ancora molti i cittadini che a Mariupol vivono assediati nelle cantine e sono ora a corto di cibo, acqua e medicine. Il tutto, mentre l’intelligence britannica informa come «la Russia» abbia «guadagnato gran parte del terreno nel sud, nelle vicinanze di Mariupol, dove continuano pesanti combattimenti, mentre cerca di conquistare il porto». Sul campo, infatti, le operazioni di guerra proseguono senza sosta. Le truppe russe, secondo il capo dell’amministrazione militare regionale di Luhansk, Serhiy Haidai su Telegram, avrebbero attaccato stamattina la città di Rubizhne, nella regione di Lugansk. E ci sarebbero «almeno un morto e un ferito». Il ministero della Difesa russo mostra un video, ripreso da Interfax, in cui si vedono veicoli blindati delle Forze aviotrasportate in movimento nella regione di Kiev che «hanno attraversato un fiume, rilevato e abbattuto un drone ostile sulla loro strada». Il video mostra un convoglio di veicoli corazzati russi che si muove lungo la strada E95, dopo aver lasciato Zalissya, a circa 40 km da Kiev. Anche secondo le forze armate ucraine, le truppe russe «stanno tentando di avanzare su Kiev da nord-ovest e da est, conquistando strade e villaggi vicini». Ma le Forze armate ucraine su Fb, citate dal Kyiv Independent, affermano che «per il momento gli attacchi delle forze russe vengono frenati dall’esercito ucraino». Sui social gira, poi, un video, citato dalla Cnn, in cui si vedono soldati ucraini sparare alle gambe ai prigionieri russi, ma su questo Kiev fa sapere di voler «aprire un’inchiesta» perché «se fosse vero sarebbe un comportamento assolutamente inaccettabile». Sul fronte economico, l’amministratore delegato di Eni Claudio Descalzi, assicura che «l'Eni non pagherà il gas russo in rubli» e critica l’Ue osservando che «l'Europa è una scatola vuota quando si tratta di energia». Intanto, Gazprom avverte che il transito di gas verso l’Europa attraverso l’Ucraina «procede normalmente», come riporta Bloomberg, evidenziando che «il transito attraverso il territorio ucraino prosegue regolarmente a 109,5 milioni di metri cubi al giorno». La Borsa di Mosca avvia la seduta in calo nel giorno in cui tornano alle contrattazioni tutti i titoli azionari. L’indice Moex cede il 2,4% e l’indice in dollari perde l’1,5%. Sul fronte valutario il rublo tiene e viene scambiato a 94 sul dollaro, ben lontano dai 75 del periodo antecedente alla guerra in Ucraina. E registrano un calo anche le Borse asiatiche che chiudono quasi tutte con il segno negativo (Tokyo -0,73%). In rialzo, invece, in apertura, le Borse europee con il prezzo del petrolio e del gas in calo, mentre i future di Wall Street proseguono in terreno negativo. La Repubblica Ceca è l’ultima in Europa ad applicare le sanzioni disposte dall’Ue contro gli oligarchi russi. E l'Heineken, l’azienda olandese produttrice di birra, annuncia l'intenzione, così come molti altri marchi europei prima di lei, di voler lasciare la Russia tutelando però i 1.800 dipendenti almeno per tutto il 2022.

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