Domenica 17 Novembre 2024

L'Ucraina sotto assedio, esplosioni anche a Leopoli. Dalla Nato allarme armi chimiche

La chiesa ortodossa della Rus’ parzialmente distrutta a Malyn
Il sacerdote Georgy guarda la sua chiesa bombardata a Malyn
Una donna ripulisce alcuni detriti della chiesa
Una stanza della chiesa
Sopravvissuta racconta le bombe
Un uomo passa sui resti del ponte principale di Malyn
Una donna in bici sul ponte
Il ponte di Malyn
I resti del ponte di Malyn
Un medico in preghiera in un ospedale da campo
Il cappellano in preghiera in un ospedale da campo
La farmacia di un ospedale da campo

Le sirene suonano in piena notte in tutta l’Ucraina, anche in quell'ovest finora considerato relativamente al sicuro dall’avanzata della Russia. Esplosioni sono state riportate infatti anche a Leopoli che, secondo il Kyiv Independent, è sotto attacco di missili. Mentre Kiev appare sempre più accerchiata e Mariupol allo stremo, l’esercito di Mosca colpisce con violenza anche Kherson dove solo poche ora fa il Consiglio regionale ha respinto il possibile referendum russo per l’indipendenza per creare una Repubblica popolare simile a quelle create nel 2014 e nel 2015 nelle province del Donetsk e del Luhansk. Un «referendum farsa» per creare una «pseudo-repubblica» con l’obiettivo di dividere il Paese, tuonano il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e il ministro degli Esteri, Dmytro Kuleba. «Gli occupanti del territorio della regione di Kherson stanno cercando di ripetere la triste esperienza della formazione delle pseudo-repubbliche. Stanno ricattando le autorità locali, stanno cercando qualcuno da corrompere», è il messaggio lanciato da Zelensky in tarda serata. Sempre volitivo e con il piglio che lo contraddistingue, il presidente ucraino quindi ribadisce: «Gli invasori russi non possono conquistarci. Non hanno la forza e lo spirito. Si appoggiano solo alla violenza, al terrore e alle armi». Poi si sofferma sui corridoi umanitari, tramite i quali 12.729 persone sono state evacuate sabato, e torna a chiedere più aiuti. All’Ucraina servono aiuti militari ma anche umanitari. Dal 2 al 12 marzo 40.000 tonnellate di aiuti sono arrivati nel Paese: le scorte di beni essenziali non mancano e possono durare per mesi. Nonostante questo, il premier Denys Shmyhal ha vietato le esportazioni di beni come farina, grano saraceno, carne, uova, olio, zucchero e altri prodotti di base. La situazione sta precipitando in molte aree, con i russi che continuano la loro avanzata e che hanno colpito dall’inizio della guerra - secondo le analisi del Washington Post - almeno nove strutture sanitarie. Un dato che, se certificato, sarebbe in violazione delle norme umanitarie internazionale. Il timore per i civili aumenta con il passare delle ore, così come sale la paura che Mosca possa usare le armi chimiche. «Dobbiamo restare vigili, perché è possibile che la Russia possa pianificare operazioni con armi chimiche» e questo sarebbe un «crimine di guerra», avverte il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, in un’intervista al quotidiano tedesco Welt am Sonntag. Guarda con preoccupazione all’Ucraina la vicina Moldavia, giunta quasi al «limite» delle sue capacità di accoglienza di rifugiati, dice il ministro degli Esteri, Nicu Popescu, mettendo in guardia sul rischio di una «completa catastrofe per la situazione umanitaria» nel caso di un attacco russo a Odessa, che si trova a soli 48 chilometri dal confine.

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