L’ostacolo roccioso è quasi completamente superato, dicono gli ingegneri che lavorano per liberare il piccolo Ryan e c’è un filo di speranza che arriva dalla telecamera in fondo al pozzo: Ryan si muove, mentre il papà conferma: «Gli ho parlato via radio, ho sentito il suo respiro, respira a fatica, ma è vivo». Le preghiere a voce alta dei marocchini scandiscono il ritmo dei lavori, giorno e notte. La folla si accalca attorno al pozzo e sono stati inviati uomini della gendarmeria reale per allontanare i curiosi. Gli abitanti del posto si sono fatti carico di ospitare i numerosi volontari che sono arrivati a Tamrout nella speranza di poter essere utili. Le preghiere per Ryan risuonano ogni giorno nelle 60 mila moschee del Marocco. Poi c’è anche chi specula sulla tragedia. Una pagina Facebook è stata creata a nome del padre di Ryan che in realtà non ha nemmeno un telefono cellulare. E c’è chi approfittando dell’onda di emozione suscitata dal caso ha creato magliette che si vendono a 16,68 euro, spedizione inclusa.