Giovedì 19 Dicembre 2024

Il Sudafrica dice addio a Tutu, il corpo verrà liquefatto - Le foto

La figlia Mpho Tutu
La principessa Mabel di Orange-Nassau
L’ex presidente del Sudafrica Thabo Mbeki e la moglie Zanele
Il presidente del Sudafrica Cyril Ramaphosa prima dell’ingresso in chiesa
Ramaphosa
L’arcivescovo di Città del Capo Thabo Makgoba saluta la vedova Leah Tutu
Mpho Tutu saluta sua madre
Il presidente Ramaphosa saluta la vedova
Il re del Lesotho Letsie III con il presidente Cyril Ramaphosa
Leah Tutu
Il feretro portato all’altare dai familiari
La principessa Mabel
Desmond Tutu aveva richiesto «la cassa più economica possibile»
Mpho Tutu
Mpho Tutu
L’arcivescovo Makgoba celebra la messa
Ramaphosa al momento dell’eucaristia
I nipoti di Desmond Tutu Nompumelelo e Mpilo Ngomane
Un’altra nipote, Nyaniso Burris
Graca Machel, vedova di Nelson Mandela
Il presidente Ramaphosa
Cyril Ramaphosa
L’arcivescovo Makgoba
La bara portata fuori dagli uomini di chiesa

Il Sudafrica ha dato l’ultimo saluto all’arcivescovo Desmond Tutu, uno dei leader della lotta che mise fine all’apartheid, nonché campione dei diritti umani e dell’ambiente a livello globale. La cerimonia funebre per Tutu, premio Nobel per la pace morto domenica scorsa a 90 anni, si è svolta in forma solenne, riservata ai capi di Stato, nella cattedrale anglicana di San Giorgio a Città del Capo, dove erano presenti un centinaio di persone, il massimo consentito dalle norme anti-Covid. Nel suo elogio funebre, davanti alla bara di Tutu, una cassa in legno chiaro senza orpelli (aveva chiesto «la cassa più economica disponibile» nelle sue ultime volontà), il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa ha definito l’arcivescovo «padre spirituale della nostra nuova nazione». «Era un crociato nella lotta per la libertà, per la giustizia, l’eguaglianza e la pace - ha affermato il presidente -. Non solo in Sudafrica, ma in tutto il mondo». Il defunto premio Nobel - hanno fatto sapere l'Archbishop Tutu IP Trust e la Desmond and Leah Tutu Legacy Foundation - aveva anche richiesto che i soli fiori accanto alla bara fossero «un mazzo di garofani portato dalla sua famiglia». «Se vogliamo capire come un’icona globale possa essere qualcuno di grande statura morale, di eccezionali qualità, al servizio dell’umanità, non c'è dubbio: dobbiamo pensare all’uomo cui diamo sepoltura oggi», ha proseguito Ramaphosa. La figlia di Tutu, Mpho, ha ringraziato i presenti e tutti coloro che seguivano in tv la cerimonia «per aver amato nostro padre. Lo abbiamo condiviso con il mondo, condividiamo anche l'amore che avevate per lui. Così vi voglio dire grazie». Tra i presenti c'erano anche l’ex presidente irlandese Mary Robinson e Graca Machel, vedova di Nelson Mandela, che con Tutu guidò la battaglia contro l’apartheid fino alla sua sconfitta, nel 1991. Entrambe hanno letto preghiere. Non c'era invece il grande amico di Tutu, il leader spirituale tibetano Dalai Lama, che non è riuscito a raggiungere Città del Capo a causa delle restrizioni ai viaggi imposte dal Covid e a problemi di salute legati all’età avanzata. E per rispettare anche l’impegno di Tutu per la causa ambientale, la salma dell’arcivescovo verrà liquefatta, ovvero sottoposta ad un procedimento chimico ritenuto un’alternativa ecologica alla cremazione, in quanto non produce emissioni e usa meno energia: lo riporta la Bbc. Era «ciò a cui aspirava come eco-guerriero», ha detto il reverendo Michael Weeder, decano della cattedrale di San Giorgio. Secondo la tecnica della cosiddetta “acquamazione” o “cremazione acquatica”, il corpo viene “sciolto” in una soluzione di idrossido di potassio ad una temperatura di 93 gradi centigradi con un processo chiamato idrolisi alcalina che dura 3-4 ore. Al termine rimangono le ossa, che vengono ridotte in polvere, poi messe in un’urna, ed il liquido risultante dallo scioglimento dei tessuti viene smaltito senza alcun particolare accorgimento. L’urna con le polveri ossee di Tutu verrà inumata dietro al pulpito della cattedrale, dove lui ha servito come arcivescovo per 35 anni. Quando Nelson Mandela divenne il primo presidente nero del Sudafrica nel 1994, Tutu fu nominato capo della Commissione per la verità e la Riconciliazione, che indagò sui crimini compiuti dai bianchi, ma anche dai neri, durante il periodo dell’apartheid. Fu lui a coniare la definizione di «Nazione arcobaleno» per definire la natura etnicamente mista del Sudafrica post-segregazione, anche se anni dopo si rammaricò che quella mescolanza non si fosse realizzata nel modo che lui avrebbe auspicato.  

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