Studenti dell'università della California del sud schierati in campagna elettorale, giovani volontari impegnati nei comitati tappezzati di manifesti per sostenere l'onda blu dei democratici che alle elezioni di Midterm del 6 novembre potrebbe dare una scossa a Donald Trump.
Repubblicani al fianco del presidente per niente contrario ad alzare i toni dello scontro, deciso a vincere la sua sfida a sorpresa come è accaduto nel 2016.
Cronaca di una giornata di campagna elettorale a Los Angeles, California stato blu, il colore dei Democratici.
La prova del voto attende una consistente quota dei 40 milioni di abitanti del quinto paese più ricco del mondo: ha superato persino la Gran Bretagna fra green economy e industria della tecnologia.
Un trend che conta molto nei viali del campus da trentamila studenti della South California University. Spazi ampi, strutture e persino un press center formato piccola Cnn, bellissimo.
I sostenitori di Trump si fanno avanti e dicono dicono di riconoscersi nel suo modo di immaginare l'America. Si discute con toni meno accesi rispetto all'aspro dibattito degli ultimi giorni che portano al voto per le elezioni di Midterm. Si rinnovano la Camera dei rappresentanti e due terzi del Senato, oltre ad altre cariche e assemblee amministrative degli Stati Uniti.
I sondaggi dicono che il 46% degli americani andrà a votare contro il presidente in carica, il 28% in suo favore. È un'elezione referendum. Sofia James, vicepresidente dei Democratici del college spiega che si sta facendo una campagna elettorale porta a porta per spiegare alla gente qual è la posta in gioco, i diritti degli immigranti, il diritto alla tutela sanitaria. È un lavoro che deve tenere conto di alcune carenze storiche. Alec Vandenberg, presidente del comitato dei Trojans for Political Progress racconta che talvolta bisogna spiegare persino cosa è il Congresso e dove ha sede. Gli fa eco Michael Pozzi, vicepresidente dei Trojans for Liberty (madre palermitana, ma lui l'italiano non lo parla) che sottolinea il ruolo dei social media in questa tornata elettorale. Li definisce determinanti soprattutto fra i giovani. E tuttavia carichi di pericolo per il rischio di incappare nelle fake news. A un'ora di strada, in una Los Angeles brulicante di auto nelle sue dispersive strade, al comitato elettorale di San Ferdinando ragazzi danno una mano nel call center per sostenere una serie di candidati: Kevin de Leon al Senato che prova la riconferma, Chrysty Smtih in corsa per la State Assembly, per esempio. Giovani al telefono propongono alcune domande, questionari. Sono preparati anche ai tanti no, non mi interessa. Ma ci credono. Maria Rosa Occhiogrosso, non è proprio giovane, sarà sulla quarantina ma ci tiene a dare una mano: "I miei genitori sono figli di italiani partiti dal sud, questo Paese è fondato sul sacrificio di milioni di immigrati - dice - non possiamo voltare le spalle a chi viene in cerca di futuro".
La carovana di migranti dal Messico avanza verso gli Stati uniti e il presidente Trump promette di inviare 15 mila soldati per fermarla. Il brillante Shawn Steel, rappresentante californiano del Comitato nazionale dei Repubblicani è sicuro quando parla di una leadership a prova di middle class:"Trump ha saputo interpretare un dato importantissimo, la classe media è ormai la classe lavoratrice che non aveva più rappresentanza. I Democratici la ignorano". La campagna repubblicana mette in luce i difetti della propaganda. Steel se la prende con il New York Times e con il Washington Post. Li definisce giornali che non informano, nelle mani di potentati economici. Mostra la foto di Jeff Besos, fondatore di Amazon e proprietario del Post. Il giornale che spiega l'America è il Wall Street Journal
"I Democratici stanno spendendo milioni di dollari in questa campagna elettorale - aggiunge - noi non abbiamo le celebrities dalla nostra parte, noi abbiamo la classe media, la vera working class di oggi".
Caricamento commenti
Commenta la notizia