L’eruzione esplosiva del vulcano delle Hawaii, il Kilauea, è probabilmente solo l’inizio di una sequenza perché le sue caratteristiche ricordano il risveglio dello stesso vulcano avvenuto nel 1924, quando 50 esplosioni si susseguirono nell’arco di due settimane. Eventi simili sembrano infatti ripetersi regolarmente, a intervalli compresi fra 50 e 80 anni. Lo indicano le analisi preliminari dei dati raccolti dai vulcanologi del Servizio per la sorveglianza geologica degli Stati Uniti (Usgs) e riportate da Nature sul suo sito. Mentre dal cratere si è alzata una colonna nera alta circa 9 chilometri, si corre alle contromisure per salvaguardare le popolazione e circa 18.000 maschere protettive sono state distribuite ai residenti di Big Island per proteggersi dalle ceneri. Tuttavia, non si tratta di maschere antigas e di conseguenza non proteggono dall’anidride solforosa, che se inalata può provocare il soffocamento. Il Kilauea è oramai un sorvegliato speciale, che per le sue caratteristiche è nel mirino dei vulcanologi di tutto il mondo. Lo stanno studiando da vicino anche gli esperti dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv). «Questa eruzione va avanti da 30 anni, ma finora era stata caratterizzata dalla presenza di un lago di lava nel cratere esploso il 17 maggio, da colate di lava e da rari e deboli eventi esplosivi», ha detto all’ANSA il vulcanologo Piergiorgio Scarlato, dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), che a febbraio scorso è stato sul posto per studiare il vulcano. L’attività in corso è invece «molto complessa: riguarda - ha aggiunto - due crateri e almeno 17 fratture del suolo, molte delle quali emettono lava». Il primo, pochi giorni fa, «ha generato un’eruzione, collegata alla scossa di magnitudo 6.9, che ha sollevato una colonna di ceneri rosse. Il secondo è il cratere esploso giovedì», ha detto ancora Scarlato. «I colleghi americani stanno approfondendo diversi aspetti dell’eruzione, dai volumi di magma, alle zone interessate, alla tipologie di fratture del suolo e lo scenario che si delinea è quello del 1924 - ha rilevato il vulcanologo - perché alcuni processi che caratterizzarono le due crisi sono simili, dalla deformazione del suolo, alla sismicità nella sommità del vulcano, all’emissione di cenere». L’eruzione in corso è stata preceduta da una serie di terremoti iniziata il 3 maggio e dall’apertura di fratture nel suolo che emettono lava, che hanno costretto all’evacuazione di circa 2000 persone e alla chiusura dell’osservatorio dell’Usgs. Secondo la ricostruzione dei vulcanologi americani, la lava fuoriuscita dalle fratture avrebbe fatto ridurre di 300 metri il livello del lago e fatto crollare le pareti del vulcano. Il crollo avrebbe ostruito il fondo del cratere e fatto scendere ulteriormente il livello del lago, consentendo alla falda acquifera di venire in contatto con il magma. Vapore e pressione generati in questo modo, ipotizzano i ricercatori, avrebbero innescato l’esplosione che ha fatto sollevare una colonna di cenere alta 9 chilometri. Per Scarlato «l'eventuale contributo dell’acqua andrà verificato, analizzando i materiali espulsi».