SAINT-MARTIN. Un paradiso di sabbia, palme e acqua cristallina fatto a pezzi. Intere isole rase al suolo, devastate, quasi cancellate. L’uragano Irma - che i meteorologi definiscono «il più catastrofico di sempre» - con i suoi venti record che soffiano a 300 chilometri orari si è abbattuto sui Caraibi e le popolazioni locali parlano senza mezzi termini di Apocalisse. L’occhio del ciclone visto dall’alto dei satelliti appare mostruoso, anche ad occhi inesperti. E mostruose sono le conseguenze del suo passaggio. Il 95% di Barbuda è ridotto a un cumulo di macerie. Stessa sorte per St. Martin e St. Barts, perle incastonate nel mar caraibico. A Porto Rico l’emergenza è totale, mancano acqua e luce e migliaia di abitanti sono rimasti senza un tetto. Le morti accertate sono finora dieci, tra cui un bimbo di due anni. Ma non può che essere un bilancio provvisorio, visto che nella gran parte delle zone colpite non sono nemmeno arrivati i soccorsi. E Irma prosegue la sua folle corsa verso nordovest, verso zone altamente popolate, puntando la Repubblica Dominicana, Haiti, le Bahamas. Nel fine settimana l’uragano dovrebbe toccare terra negli Stati Uniti, dove è stato proclamato lo stato di emergenza su entrambe le coste della Florida e già da ore è in atto un vero e proprio esodo dall’affollatissima contea di Miami. A Miami Beach, come sempre piena di turisti (moltissimi italiani) è scattato l’ordine di evacuazione immediata. Così per il fragile arcipelago delle Keys. Si teme per i venti killer e per le inondazioni che potrebbero raggiungere livelli senza precedenti. Anche se la 'fugà è resa complicata dal carburante che comincia a scarseggiare, nonostante lo sforzo delle autorità e delle compagnie petrolifere. Anche i beni di prima necessità sono ormai quasi spariti dagli scaffali di moltissimi supermercati. «Sono molto preoccupato, siamo di fronte a venti mai visti», ha ammesso il presidente americano Donald Trump, costantemente aggiornato sugli sviluppi della situazione. E’ in ansia anche per le sue proprietà sia in Florida che nei Craibi, a partire dalla cosiddetta 'Casa Bianca d’invernò a Palm Beach, il resort di Mar-a-Lago. «Il passaggio dell’uragano sarà devastante, peggiore del previsto. E Miami deve prepararsi al peggio», ha avvertito il governatore Rick Scott: «Non perdete tempo - il suo appello davanti alle telecamere -, se vi viene chiesto abbandonate subito le vostre case». «Lo dovete fare ora», ha rincarato il sindaco di Miami, «è un uragano nucleare». Non diverso l’invito alla popolazione rivolto dalle autorità del North Carolina e della Georgia, a nord del Sunshine State, dove è stata ordinata l’evacuazione di Savannah, la città resa famosa da 'Via col Ventò, e degli altri centri sulla costa. Sempre in Florida è stata ordinata anche la chiusura di tutti i porti a partire da sabato mattina, mentre per gli aeroporti lo stop ci sarà se i venti supereranno i 135 chilometri orari. Per le Nazioni Unite sono 37 milioni le persone coinvolte dal passaggio dell’uragano. Mentre ce ne sono altri due che si sono già formati nell’Atlantico e che si stanno sempre più rafforzando: José, anche lui diretto verso i Caraibi, e Katia, in quel Golfo del Messico già spazzato le scorse settimane dalla furia di Harvey.