Mercoledì 18 Dicembre 2024

Ambasciatore russo ucciso in Turchia, le immagini dell'attentato - Foto

 
 
 
 
 
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L’ambasciatore russo ucciso, Andrey Karlov
 

ANKARA.  Ancora paura in Turchia. Un uomo armato ha ucciso l'ambasciatore russo in Turchia, Andrey Karlov, sparando contro di lui durante una mostra fotografica ad Ankara.  Una incredibile sequenza fotografica.  Sembrerebbe quasi realizzata in uno studio di posa, su un set  cinematografico. E invece è la drammatica realtà. L'attentatore,  il giovane agente di polizia turco che ha ucciso l'ambasciatore  turco ad Ankara, è stato identificato come Mert Altintas. Nei  momenti in cui ha aperto il fuoco, prima di essere a sua volta  ucciso, è stato ripreso in una serie di scatti dal fotografo Burhan Ozbilici, della AP, che ha messo in evidenza tutta la  determinazione dell'assassino, e tutta la sua letale  professionalità. Lo si vede calmo, mentre con una mano impugna la pistola  automatica, con il dito sul grilletto, e tiene l'altra mano  sotto il calcio. L'ambiente asettico, un salone dove viene  inaugurata una mostra d'arte, con solo una serie di foto appese  alle pareti, rende tutto molto più chiaro.  Esiste anche un breve filmato. L'ambasciatore è davanti ad un  podio, sta parlando. All'improvviso viene raggiunto dai  proiettili, alle spalle. Cade. Probabilmente ucciso sul colpo.  Pochi istanti dopo nelle immagini compare il suo assassino. È giovane, dinamico, indossa una giacca nera, come i pantaloni,  camicia bianca e cravatta. Sembra un personaggio di Pulp  Fiction. E in effetti si muove proprio come in una scena da  film. Le braccia e le gambe tese, si prepara a lanciare il suo  proclama. «Noi moriamo in Siria, tu muori qui».      E ancora, nelle foto lo si vede accanto al corpo senza vita  dell'ambasciatore Andrey Karlov, urla qualcosa, con un dito  puntato al cielo. Dice «Allah akbar», Dio è Grande, secondo  quanto hanno riferito dei testimoni. Testimoni ovviamente terrorizzati. Uno scatto mostra anche  loro. Sono raccolti in un angolo, seduti in terra, o  accovacciati. Una donna piange, mentre un uomo, forse suo  marito, cerca di calmarla. Altri uomini guardano diritto verso  l'attentatore.   La tensione nei loro sguardi è palpabile. Si percepisce l'attesa  per l'arrivo delle forze di sicurezza, ma anche la paura per un  epilogo che può risolversi in una carneficina. Tutto può ancora  succedere.

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