ANKARA. Ancora paura in Turchia. Un uomo armato ha ucciso l'ambasciatore russo in Turchia, Andrey Karlov, sparando contro di lui durante una mostra fotografica ad Ankara. Una incredibile sequenza fotografica. Sembrerebbe quasi realizzata in uno studio di posa, su un set cinematografico. E invece è la drammatica realtà.
L'attentatore, il giovane agente di polizia turco che ha ucciso l'ambasciatore turco ad Ankara, è stato identificato come Mert Altintas. Nei momenti in cui ha aperto il fuoco, prima di essere a sua volta ucciso, è stato ripreso in una serie di scatti dal fotografo Burhan Ozbilici, della AP, che ha messo in evidenza tutta la determinazione dell'assassino, e tutta la sua letale professionalità.
Lo si vede calmo, mentre con una mano impugna la pistola automatica, con il dito sul grilletto, e tiene l'altra mano sotto il calcio. L'ambiente asettico, un salone dove viene inaugurata una mostra d'arte, con solo una serie di foto appese alle pareti, rende tutto molto più chiaro. Esiste anche un breve filmato. L'ambasciatore è davanti ad un podio, sta parlando. All'improvviso viene raggiunto dai proiettili, alle spalle. Cade. Probabilmente ucciso sul colpo. Pochi istanti dopo nelle immagini compare il suo assassino.
È giovane, dinamico, indossa una giacca nera, come i pantaloni, camicia bianca e cravatta. Sembra un personaggio di Pulp Fiction. E in effetti si muove proprio come in una scena da film. Le braccia e le gambe tese, si prepara a lanciare il suo proclama. «Noi moriamo in Siria, tu muori qui». E ancora, nelle foto lo si vede accanto al corpo senza vita dell'ambasciatore Andrey Karlov, urla qualcosa, con un dito puntato al cielo. Dice «Allah akbar», Dio è Grande, secondo quanto hanno riferito dei testimoni.
Testimoni ovviamente terrorizzati. Uno scatto mostra anche loro. Sono raccolti in un angolo, seduti in terra, o accovacciati. Una donna piange, mentre un uomo, forse suo marito, cerca di calmarla. Altri uomini guardano diritto verso l'attentatore. La tensione nei loro sguardi è palpabile. Si percepisce l'attesa per l'arrivo delle forze di sicurezza, ma anche la paura per un epilogo che può risolversi in una carneficina. Tutto può ancora succedere.
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