Con una bottiglia di vino estero su tre bevuta in Russia che viene dall’Italia, le donne delle cantine scendono in piazza per la pace con un flash mob tutto in rosa per chiedere a Putin di cessare le ostilità. L’iniziativa è della Coldiretti con le imprenditrici vitivinicole in rappresentanza di tutte le regioni che si sono date appuntamento a Casa Coldiretti in occasione della giornata di chiusura del Vinitaly per mandare un messaggio contro la guerra in Ucraina. Tutte indossano della magliette rosa, mentre sui cartelli di legge “Il vino unisce non divide”, “Brindiamo col vino della Pace”, “I colori del vino: i colori della pace”, “Putin, facciamo la pace”. Rosa anche il prodotto simbolo della manifestazione, il vino rosato nelle più diverse varietà territoriali. L’Italia è il primo Paese fornitore di vino in Russia, con una quota di mercato di circa il 31%, davanti a Francia, Georgia e Spagna. A Mosca sono finite nel 2021 – sottolinea Coldiretti - ben 78,3 milioni di bottiglie, di cui 32 milioni di spumante. Il vino più gettonato nel Paese di Putin è sicuramente il Prosecco con 14 milioni di bottiglie ma piace molto anche l’Asti spumante che esporta 9 milioni di bottiglie, pari al 16% delle vendite totali sui mercati esteri, secondo l’analisi Coldiretti su dati Istat. Un trend che viene ora messo a rischio dagli effetti della guerra in Ucraina. Le sanzioni contro Putin, le tensioni sul commercio internazionale e la svalutazione del rublo legate al conflitto stanno ostacolando le vendite di vino italiano – sottolinea la Coldiretti - con difficoltà nei pagamenti persino per gli ordini già effettuati. Alcune spedizioni sono state interrotte, mentre un certo numero di operatori ha ridotto il periodo di differimento dei pagamenti o l’ha annullato del tutto, e nei ristoranti russi è già allarme per le scorte di bottiglie Made in Italy, divenute sempre più popolari. Senza dimenticare il blocco delle esportazioni dei beni di lusso varato dall’Unione Europea per colpire gli oligarchi russi. Le misure hanno preso di mira le vendite di bottiglie sopra il valore di 300 euro ad articolo andando a colpire una selezione ristretta di vini italiani, come ad esempio alcune bottiglie di Sassicaia, Barolo, Amarone, Brunello di Montalcino che possono in alcuni casi superare il limite. La guerra rischia dunque di interrompere un mercato di riferimento importante per Cantina Italia che era passato indenne – ricorda Coldiretti - attraverso le sanzioni decise nel 2014 da Putin in ritorsione contro le misure varate dall’Unione Europea per l’annessione della Crimea. L’embargo aveva colpito una importante lista di prodotti agroalimentari con il divieto all’ingresso di frutta e verdura, formaggi, carne e salumi e pesce, ma non il vino che ha continuato in questi anni la sua corsa acquisendo sempre più estimatori nella società ex sovietica. “Il senso di responsabilità e di solidarietà appartiene da sempre al mondo delle donne ed in particolar modo degli agricoltori. In un momento difficile come questo, senza precedenti, dove ognuno di noi deve cercare di dare il proprio contributo alla popolazione ucraina - afferma la responsabile di Coldiretti Donne Impresa Chiara Bortolas - ci sembra opportuno smuovere le coscienze anche attraverso azioni simboliche come un flash mob per denunciare le brutalità dei conflitti e per gridare in nostro no alla guerra. Inoltre come donne e imprenditrici agricole, non possiamo non immedesimarci nel dolore delle tante madri costrette a fuggire dalle proprie case e che oggi si trovano a dover abbandonare i propri compagni per portare in salvo i loro figli. A tutta la popolazione dell'Ucraina va il nostro più sentito sostegno”.