Subito il taglio dei prezzi della benzina, che si autofinanzia, e poco altro. Il rafforzamento del golden power, i fondi in più per i rifugiati. Alla fine di una giornata di riunioni praticamente continue, il governo sceglie di prendersi qualche ora in più e spostare a domani (venerdì 18 marzo) il varo delle prime misure per far fronte all’impatto economico della guerra in Ucraina: i conti non tornano, le risorse a disposizione, senza pensare a spese in deficit, sono scarse. Ma il segnale politico va dato, anche se per il grosso delle misure si dovrà aspettare che si definisca il quadro europeo: il premier Mario Draghi chiede a tutti un supplemento di sforzo per rassicurare famiglie e imprese ed entro la settimana vuole dare l'ok almeno al decreto «taglia-prezzi». Ma le esigenze si moltiplicano di ora in ora, all’inasprirsi del conflitto in Ucraina: ci sono le imprese in difficoltà con le materie prime, i blocchi a intermittenza della produzione, gli autotrasportatori che si fermano, come i pescherecci, gli allevatori che non trovano mais e frumento per gli animali, le famiglie che faticano a fare il pieno e a pagare le bollette. Andrea Orlando annuncia che si valuta di usare la cassa per transizione per aiutare le imprese colpite dal caro energia, e intanto scrive a Inps, Inail, Ispettorato del Lavoro, Inapp e Anpal per chiedere di ridurre i consumi in tutte le loro sedi. Al Mims - ci lavora il viceministro Teresa Bellanova - puntano a introdurre una norma ad hoc per l’autotrasporto. Stefano Patuanelli sta perorando la causa dell’agricoltura, ma per ora distribuisce 20 milioni, d’intesa con le Regioni, a sostegno della filiera ittica e annuncia che chiederà a Bruxelles, lunedì, di rivedere il Green deal, la Pac e la strategia Fram to fork. Il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti affina il suo pacchetto di proposte: chiede di dare più poteri a Mr. Prezzi, con multe fino a 5 mila euro alle attività che non sappiano spiegare, entro 10 giorni, i rincari, così come l'estensione delle garanzie Sace alle imprese strategiche e a quelle che riattivano produzioni di ghisa in Italia da destinare alla siderurgia. Ci sono poi le misure di spesa, dal miliardo per rifinanziare il fondo di garanzia delle piccole e medie imprese, che secondo i calcoli del Mise potrebbe supportare fino a 150 mila aziende, agli 800 milioni per i ristori. Sotto la lente ancora anche la richiesta di un intervento sull'export delle materie prime. Dall’idea di dazi sull'export si passa a quella di un controllo da parte del Mise, un obbligo di notifica con multe da 100 mila euro in su per chi non lo rispetta. Giorgetti va e viene da Palazzo Chigi, come il ministro dell’Economia, Daniele Franco, e il collega Roberto Cingolani. Il titolare del Mite in Parlamento spiega che il governo sta ragionando su un meccanismo di «accisa mobile» - introdotto con la Finanziaria del 2007 - che consente di destinare al taglio delle accise gli incassi Iva non previsti perché legati a un aumento dei carburanti. La norma potrebbe anche essere applicata, direttamente, con decreto ministeriale, perché è ancora in vigore, ma prevede interventi trimestrali: al momento i calcoli dell’extragettito sono ancora in corso e si starebbe valutando intanto di abbattere le accise di 15 centesimi per due mesi, in attesa di vedere le evoluzioni del mercato (e del conflitto). Più complesso un nuovo intervento sugli extraprofitti delle società energetiche che però servirebbe a finanziare subito le nuove misure per calmierare le bollette di luce e gas. Resta sul tavolo l’idea di rafforzare le rate così come quella di alzare il tetto Isee per il bonus sociale, ma i fondi scarseggiano. Nel decreto dovrebbero però entrare due voci dai costi limitati, cioè l’eliminazione dell’antivirus russo Kaspersky dalla pubblica amministrazione e il rafforzamento del golden power: si dovrebbe portare a regime l'attuale campo di azione, esteso durante la pandemia Covid, ma anche dare maggiori possibilità di controllo alle amministrazioni sulle operazioni aziendali sul 5G.