Luciano Ligabue è tornato a ballare sul mondo. Dopo due anni di astinenza da palco, l’attesa è finita e la festa è finalmente andata in scena. Poco più di 103mila gli «invitati» a Campovolo, nella nuovissima Rcf Arena di Reggio Emilia, per celebrare i 30 anni di carriera («più due, ma quelli non li contiamo», dice il festeggiato) del rocker di Correggio. Trentuno brani in scaletta, tre ore di concerto, sei ospiti, tre band ad accompagnarlo nel suo quarto appuntamento (dopo 2005, 2011 e 2015) con il palco «di casa» (77 metri di larghezza per 19 di altezza).
«Campovolo lo abbiamo frequentato per la prima volta 17 anni fa. Qui sono capitate già diverse magie», ha ricordato il Liga, che ha puntellato il suo live di messaggi per la pace, contro la violenza sulle donne, in ricordo di Gino Strada, come forse non aveva mai fatto finora in maniera così netta. La pace, in particolare, è stato il segno sotto cui si è aperta la serata e che ha fatto da raccordo in più momenti: prima che la festa avesse inizio, in scena è entrato il suo manager Claudio Maioli (presenza familiare dei suoi live) per issare la bandiera arcobaleno insieme a quella simbolo di Campovolo. Sempre Maioli, su Bar Mario, ha ricordato il fondatore di Emergency, indossando una maglia con stampata una sua frase: «Io non pacifista. Io sono contro la guerra».
A metà concerto Liga, con Mauro Pagani, ha cantato Il mio nome è mai più, il brano del 1999 nato dalla collaborazione con Jovanotti e Piero Pelù (che ha dato forfait per i postumi di una caduta sul palco nei giorni scorsi) per dire no alla guerra in Jugoslavia. «Il coro che vorrei sentissero in tutta Europa è il coro di questa canzone», ha sottolineato. A Loredana Bertè, tra gli ospiti d’onore, il compito di lanciare un appello per combattere la violenza sulle donne. «La violenza sulle donne è psicologica, mentale e fisica: io le ho subite tutte e tre. A 16 anni sono stata violentata e massacrata di botte. Ogni 6 ore c'è un femminicidio: io, ora, ho smesso di tacere».
Ma non c'è festa degna di questo nome se il divertimento non è la cifra distintiva (una festa che in qualche modo continuerà a settembre con cinque concerti all’Arena di Verona e ad ottobre con quattro date europee). E allora il pubblico (quello della prima ora, ma anche quello dei giovanissimi) si scatena su vecchi e nuovi brani, mentre si alternano le band che hanno suonato con il rocker (Il Gruppo, I Clandestino, La Banda, per 13 musicisti in totale). L’inizio è con Non cambierei questa vita con nessun’altra, ma Ligabue pesca qua e là in 30 anni di musica e parole. Da L’odore del sesso a Il sale della Terra, da Non è tempo per noi a Piccola Stella senza cielo, passando anche per Certe Notti ed Eri Bellissima. Con Gazzelle propone L’amore Conta e con Francesco De Gregori la sua lettera d’amore e di accusa Buonanotte all’Italia. Ci sono anche Elisa (A modo tuo) ed Eugenio Finardi (Musica Ribelle, unico brano non suo). Il finale è da brividi, da Questa è la mia vita a Tra palco e realtà. Si chiude con il grido liberatorio di Urlando contro il cielo e Sogni di Rock 'n' roll, quelli che il Liga - da 30 + 2 anni - continua a realizzare.
Le foto sono di Elisabetta Baracchi dell'Ansa.
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