Venticinque anni fa, il 12 maggio 1995, nella sua casa di Cardano al Campo, in provincia di Varese, si spegneva stroncata da un’overdose di farmaci una delle maggiori interpreti, una della voci più espressive di sempre, della musica leggera italiana.
Se ne andava Mia Martini, protagonista di melodie rimaste nella memoria collettiva, da 'Minuetto' ad 'Almeno tu nell’universo', amata per lo straordinario timbro, magnetico ma dolce ed emozionante, che le dava la capacità rara di passare da note passionali a note più sofferenti.
Fu il manager della cantante a dare l’allarme, due giorni dopo il decesso. Il 14 maggio bussò inutilmente al citofono della palazzina a due piani di via Liguria, dove Mia Martini pseudonimo di Domenica Rita Adriana Bertè, si era trasferita da un mese per essere più vicina al padre, con il quale si era riconciliata.
Quando intervennero i vigili del fuoco l’artista era stesa sul letto con le cuffie del walkman sulle orecchie, morta da 48 ore.
L’autopsia parlerà di arresto cardiaco dovuto a un’overdose di stupefacenti. La notizia fece in pochi minuti il giro del Paese, che perdeva una delle cantanti più apprezzate, capace di rialzarsi tornare al successo anche dopo le malelingue del suo ambiente.
Fu una carriera vissuta tra palco e isolamento, quella di Mia Martini, che nel 1983 aveva deciso di ritirarsi dalle scene, ferita per l’etichetta di 'porta jella' che le era stata attaccata addosso.
Era ritornata nel 1989 con il celebre brano 'Almeno tu nell’universo' e riavviando collaborazioni che portarono a 'Gli uomini non cambiano', 'La nevicata del '56', 'Cùmme'.
A nulla valse il premio della critica istituito per lei al Festival di Sanremo 1982, quando sorprese tutti con 'E non finisce mica il cielo'.
«La mia vita era diventata impossibile - racconterà - qualsiasi cosa facessi era destinata a non avere alcun riscontro e tutte le porte mi si chiudevano in faccia. C'era gente che aveva paura di me, che per esempio rifiutava di partecipare a manifestazioni nelle quali avrei dovuto esserci anch’io».
Come raccontato dall’artista, perfino un manager l’avrebbe scongiurata di non partecipare a un festival, perchè nessuna casa discografica avrebbe mandato i propri artisti.
La cupa fama di Mia Martini avrebbe origine da una voce messa in giro da un impresario del Piper negli anni '70. Durante la sua pausa Mia Martini visse momenti di depressione.
Il riscatto arrivò nell’89 a Sanremo. Con 'Almeno tu nell’universo', una melodia straordinaria su parole struggenti, brano scritto da Bruno Lauzi e Maurizio Fabrizio nel lontano '72 ma da allora rimasto inedito, Mia Martini vinse per la seconda volta il Premio della critica, un riconoscimento che riconquisterà ancora nel '90 con 'La nevicata del '56'.
Il '91 è l’anno di 'Cùmme' interpretata con Roberto Murolo ed Enzo Gragnaniello che confermava il grande amore per la città di Napoli. Nel '92 il ritorno a Sanremo con 'Gli uomini non cambiano', scritta da Giancarlo Bigazzi e Beppe Dati, canzone che si piazzò al secondo posto e contribuì ancor di più a trasformare Mia Martini in un patrimonio della canzone italiana. Ci sarà tempo per Mia anche per riavvicinarsi alla sorella Loredana. Dopo un decennio di silenzi, nacque il progetto per andare insieme a Sanremo. Lo fecero con 'Stiamo come stiamo'. Il 12 maggio del 1995, poi, si interruppe tutto.
Mia Martini lascia una grande eredità, riconosciuta da tutti i grandi interpreti della canzone italiana. Fabrizio De Andrè si definì «innamorato totale della sua arte e della sua umanità», mentre Mina ha dichiarato: «Per fortuna il suo talento dolente e intenso è rimasto qui, nei suoi dischi».
Nata il 20 settembre 1947 a Bagnara Calabra, figlia di una insegnante di latino e greco e di una maestra elementare, seconda di quattro sorelle, la piccola Mimì trascorse l’infanzia nel maceratese, dove i genitori si erano trasferiti per lavoro, dimostrando subito una grande passione per il canto, esibendosi durante feste e nelle balere.
Il primo contratto discografico arrivò nel 1962, e l’anno dopo il primo 45 giri. Dopo essersi trasferita a Roma con la madre e le sorelle, tentò di emergere formando un trio assieme alla sorella Loredana (Loredana Bertè) e al suo amico Renato Fiacchini (Renato Zero). II successo arriverà negli anni '70 dopo l’incontro con il produttore Alberigo Crocetta, scopritore di talenti come Patty Pravo e fondatore del Piper. È allora che Domenica Rita Adriana Bertè diventa Mia Martini. Inizia a collaborare stabilmente con Dario Baldan Bembo, Bruno Lauzi, Claudio Baglioni. Grazie al brano 'Piccolo uomo' viene invitata nelle principali trasmissioni tv mentre il 45 giri raggiunge le prime posizioni della classifica, arriva il primo disco d’oro per le vendite.
Il 1973 è l’anno di 'Minuetto', il suo brano più venduto, composto da Dario Baldan Bembo con testo di Franco Califano. Quelle parole cucite su misura per la cantante e l’ottimo arrangiamento spalancarono le porte alla canzone verso un disco d’oro e un disco di platino, e la vittoria al Festivalbar per il secondo anno consecutivo. Seguirono 'Bolero', 'Il guerriero', 'Donna sola', 'La malattia', 'Ma quale amore', 'Dove il cielo va a finire'.
Nel '74 critica considerava Mia Martini la cantante europea dell’anno. Ma insieme al successo negli anni '70 iniziarono a circolare anche le maldicenze che la descrivevano come una portatrice di negatività. E non bastò la vicinanza di tanti artisti che la stimavano tra i quali Ivano Fossati, Fabrizio De Andrè, Pino Daniele: Mia Martini decise di ritirarsi dalle scene, nel 1983.
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