VENEZIA. «Quando le luci si spengono, il buio in sala ti avvolge e ti lasci andare, non importa se sei italiano o americano, presidente o commessa, uomo o donna, in quel momento perdiamo noi stessi nel miglior modo possibile e diventiamo liberi, come bambini e tutti uguali», la magia del cinema, l’unicità di questa arte la spiega con passione una grande attrice americana, Annette Bening, presidente della giuria di Venezia 74 che il 9 settembre assegnerà il Leone d’oro ad uno dei 21 film in concorso,
partito con Downsizing di Alexander Payne con Matt Damon protagonista.
La Bening, attillata in abito lungo nero, sorridente, emozionata parla alla Sala Grande del Palazzo del cinema, dove siede tra gli altri il presidente della Repubblica Sergio Mattarella accompagnato dalla figlia Laura, in visita alla Biennale. E poi tre ministri - Dario Franceschini, Claudio De Vincenti, Pier Carlo Padoan - il sottosegretario Maria Elena Boschi e un parterre tra cui si notavano Valentina Pitzalis sopravvissuta ad un tentativo di femminicidio, Renato Brunetta, Miss Italia Rachele Risaliti, l’immancabile Maria Ripa di Meana, le modelle Eva Riccobono, gli angeli di Victoriàs Secret Isabeli Fontana e Izabel Goulart, e Bianca Balti (in abito low cost Ovs) e molte personalità istituzionali locali. Tra i look degni di nota il gonnellino nero e gli anfibi del giurato nord irlandese di Orizzonti Mark Cousins.
«Il cinema ci rende aperti, curiosi, disponibili, ci commuove, ci diverte, ci fa disperare, ci rende partecipe dei dolori del mondo, il cinema è magia e con i miei entusiasti giurati ci lasceremo ispirare», aggiunge la Bening con accanto i suoi colleghi tra cui la nostra Jasmine Trinca in beige dorato. Il compito della giuria di Venezia 74 come quello di tutte le giurie non è mai facile, ogni opera riuscita o no è frutto di fatica, passione, lavoro. Lo ricorda salendo sul palco Gianni Amelio che presiede la giuria di Orizzonti, «i film non sono cavalli che corrono uno dietro l’altro, bisogna avere sguardo limpido. Non sarà il nostro mestiere di cineasti ad aiutarci nel giudizio, ma piuttosto l’amore e la passione per il cinema».
Il presidente Paolo Baratta si rivolge a Mattarella per raccontare come la 'nuova cittadella del cinema' qui al Lido si è arricchita quest’anno di nuovi arredi urbani, nuova sistemazione e persino di un’isola, quella del Lazzaretto Vecchio, sede della sezione Realtà Virtuale vanto di quest’edizione della Mostra.
Alessandro Borghi, maestro cerimoniere in smoking smilzo e scarpe stringate lucide, parla di «celebrazione di un’arte indispensabile, una delle più grandi risorse: amiamola, proteggiamola, andiamone fieri». Il cinema, che fa sognare, che consente «il teletrasporto», che ci porta in altre epoche e ambienti - e dimensioni visto l’oggetto di Downsizing, una favola su un mondo ridotto a lillipuziani per combattere la sovrappopolazione e l’inquinamento globale - «è un mezzo che ci mette in contatto con il diverso da noi, ci fa sognare, riflettere e ci fa da padre, ci fornisce la chiave per capire meglio noi stessi, parlando una lingua universale che unisce tutti senza distinzioni di classi, sesso, etnia, provenienza».
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