BEIRUT/BAGHDAD. Statue e sculture di inestimabile valore dell’epoca assira sono tornate alla luce nel nord dell’Iraq a Mosul Est, dopo il ritiro dei miliziani dell’Isis ora asserragliati a Mosul Ovest, ultima loro roccaforte nel paese. L’annuncio, fatto da archeologi iracheni che si sono messi in contatto con l’Unesco e con il British Museum di Londra, è stato oggi ampiamente pubblicizzato da media iracheni e internazionali. Secondo quanto riferito dagli autorevoli archeologi, l’Isis ha distrutto una moschea sunnita a Mosul Est mentre non ha toccato i bassorilievi assiri, veri tesori risalenti a un’epoca antecedente all’Islam rinvenuti in tunnel sotterranei. Probabilmente l’intenzione era quella di metterli in vendita al mercato nero. I bassorilievi risalenti al 6/o e 5/o secolo avanti Cristo, parte del palazzo del re assiro Esarhaddon, figlio di Sennacherib, sono stati rinvenuti sotto la moschea sunnita di Giona (Yunis in arabo). La scoperta, hanno spiegato gli archeologi, è stata fatta ispezionando l’area dove sorgeva il luogo di culto islamico risalente al 12/mo secolo dopo Cristo, distrutto con la dinamite dagli integralisti dell’Isis. Gli archeologi citati dalla tv irachena al Iraqiya affermano che, secondo i sopralluoghi effettuati nei giorni scorsi, le autorità dello Stato islamico hanno intenzionalmente salvaguardato i bassorilievi assiri, probabilmente per tentare di venderli nel mercato internazionale. Opinione che, secondo alcuni osservatori, sembra contraddire le più comuni azioni dell’Isis in Iraq e Siria, volte a distruggere il patrimonio pre-islamico perché considerato idolatra e contrario ai precetti dell’Islam. In quest’ottica, negli ultimi due anni e mezzo l’Isis ha ampiamente pubblicizzato l'opera di distruzione di siti archeologici a Mosul e nella piana di Ninive, così come del sito d’epoca romana a Palmira, nella Siria centrale. Fonti archeologiche irachene e siriane hanno peraltro testimoniato dal 2014 a oggi numerosi casi in cui i miliziani dell’Isis hanno 'smontato" e non distrutto ampie porzioni delle Mura di Ninive in Iraq o dei colonnati di Palmira in Siria per rivenderle a pezzi a trafficanti d’opere d’arte. Nel caso dei tunnel sotterranei della moschea di Giona, gli archeologi ricordano che già dal 2004, poco dopo l’invasione anglo-americana e la conseguente deposizione dell’allora presidente Saddam Hussein, si era al corrente dell’esistenza dei bassorilievi assiri sotto il luogo di culto islamico. Ma le autorità locali avevano bloccato gli scavi archeologici per non compromettere la stabilità della struttura. Dieci anni dopo, nel luglio del 2014, l’Isis ha invece distrutto con l’esplosivo la moschea, lasciando di fatto campo libero alle mani esperte - forse di archeologi conniventi con lo Stato islamico - di chi ha scavato i tunnel senza danneggiare i bassorilievi e le sculture.